Franco Fubini mi ha mandato questa deliziosa foto commentantando: "altri tempi". A beneficio dei più catelli (termine ferajese di derivazione latina: Catello, da catulus , cagnolino, quindi cucciolo - nel caso d'uomo) specifico che l'immagine ritrae il Professor Aulo (Pungiglione) Gasparri e Teodolindo (Teo) Mancusi nel loro più naturale habitat, le sedie all'esterno del Bar Roma lato piazza.
Entrambi indossano una tshirt con il logo de il Libraio sulla quale campeggia la scritta: "Mi raccomando 'un legge' troppo, c'avesse a 'mpara' qualcosa!!!" che rende perfettamente lo spirito del duo, solo apparentemente costituito da persone molto diverse tra di loro: il raffinato , colto intellettuale e il datato play-boy di origine proletaria che si divertiva a recitare la parte del tontolone, del superficialone.
E invece Pungiglione e Teo avevano in comune un tratto importantissimo della personalità: la passione (la vocazione mi verrebbe da dire) per la sottile presa di culo del prossimo (non risparmiando loro medesimi) specie quando questi "si dava importanza" era carico di boria, di spocchia e/o comunque si prendeva troppo sul serio.
Teo assumeva di fronte a certi tangheri un'atteggiamento deferente ed ossequioso, fingendo di suggere dalle loro labbra le peggiori puttanate e commentandole compiaciuto. Era capacissimo di dare ragione a distanza di 10 minuti a due che sostenevano tesi strampalate e opposte. Una volta nell'arco di un pomeriggio, sotto elezioni, mi disse a chi e perché avrebbe dato il suo voto (cinque volte a cinque pariti diversi)
Pungiglione di tanto in tanto mi chiamava da parte e mi chiedeva: "Novità?" Io fungevo da suo principale delatore, e gli riportavo le cose più ridicole (in particolare gli "sfondoni") raccolte in giro, a scuola dove lavoravo, al partito che frequentavo, in consiglio comunale.
Gli raccontavo del politico che continuava a dire "Suis Genèris" (ignaro che, a parte l'accentazione a cazzo, quello che diceva significava non "particolare" bensì "della razza del maiale"), o del sindaco che sbuffava: "Come faccio a conoscere tutte le leggi, non sono mica poliglotta!", o ancora del pubblico educatore che ci aveva apostrofato: "Vi prego di sottovalutare attentamente quello che dico!"
Pungiglione emetteva ogni volta una risatina satanica e si appuntava il tutto su un piccolo notes che teneva in tasca, in prospettiva della pubblicazione delle migliori battute sulla sua rivista, "Lo Scoglio"
Già Fubini, altri tempi. In questa Mortoferraio la cui decadenza è costellata dai cartelli con su scritto "vendesi" che ingialliscono sulle vetrine svuotate, sembra si sia estinta la nobile schiatta di quelli che erano capaci di prendere (e prendersi) in giro, così che sembra che in circolazione ci sia solo gente seria (talvolta funerea) e importante, donne e uomini del destino ignari del sorriso, della leggerezza.
Peccato che non creda nell'aldilà. Mi piacerebbe pensare a Teo e Pungiglione, uno con la Malboro tra le dita, l'altro con il mefitico notes in mano, seduti su una nuvola sulla verticale esatta del Bar Roma, che scrutano giù e ridacchiano, per poi guardarsi e scuotere la testa, come per dire: "Ma saranno tonti?"