Quella che fu una delle migliori battute coniate dal compianto Massimo Troisi: “Uno jorne da lione o cient’anne da piecoro? Nun se putesse fa cinquant’anne da orsacchiotto?” ci è riaffiorata in mente pensando ai guai della navigazione nostrana in cui i vettori (nome collettivo di bagnarole, gotazzole, alischifi, katastromarrani e navi “serie”) impegnati nel “mare nostrum”, vengono accusati ora di essere lumacosamente lenti, tanto da far perdere, pazienza appuntamenti, treni e cervello, ora di viaggiare troppo arezzati (veloci per i brianzoli) generando onde anomale che bagnano i telefonini (che è il male minore almeno smettono di rompere i coglioni con le sonerie in spiaggia) ribaltano le vecchie col culo in guazzo sul bagnasciuga, minacciano la sopravvivenza dei fiorentini che sono già bravissimi ad affogare da soli, senza aiuto alcuno.
O grandi sacerdoti del trasporto marittimo, o ministri dell’andare in su e in giù per il bozzo, vi preghiamo, aridatece la nostra bella oretta sicura di nave, magari fate partire pure qualche corsa di meno, ma che parta e arrivi quando stabilito, smettetela di rivogarci orari-presa di culo che sistematicamente disattendete e già che ci siete forniteci un tariffario da interpretare senza l’aiuto di un indovino, che non dipenda dal giorno, dall’ora, dalla fase lunare, dall’estrazione dei numeri del lotto sulla ruota di Napoli, e dai bioritmi di vostra nonna …
fateci navigare cinquanta anni da orsacchiotti