Oggi ci scappa di raccontare una storia di ordinaria insulare follia di moltissimi anni fa:
Lo faremo omettendo riferimenti che consentano la certa individuazione dei peccatori, nella narrazione dei loro peccatucci, ciò, in parte perché molti protagonisti della vicenda già resero le anime belle al Creatore, in parte perché inutile; infatti anche l'ipotetico solerte servitore dello stato che individuasse in ciò che andiamo a scrivere qualche notiziola di reato, (robetta eh!) dovrebbe constatarne anche la assoluta impunibilità per la più che stra-maturata prescrizione.
Accadde un dì che un amministratore di un paesello in un'isola italiana, preso da improvvisa crisi bucolica (no assessore lasci perdere la pasta antiemorroidaria) decise di comprarsi un campicello ove aveva evidentemente intenzione di coltivare patate, carciofi e fave. Del tutto casualmente gli occhi gli caddero su un appezzamento di un signore il cui rampollo aveva appena portato a compimento una grossa operazione urbanistica nei pressi. Ma parliamo ancora di cose lecite.
E il "regolare" acquisto compiuto fu davanti all'austero notaro; solo successivamente, recandosi nella sua nuova proprietà il nostro eroe si accorse (oh sorpresa!) di un particolare che gli era del tutto sfuggito: sul terreno sopracitato c'era un "rudero", di cui nessuna menzione si faceva nell'atto di vendita!
Pensò allora che certamente doveva essere oltre il limite delle sue pertinenze e controllò sulla cartografia allegata al contratto e - seconda sorpresa - si accorse che il "rudero" si trovava bene all'interno del suo terreno, ma non era visibile nel disegno, in quanto uno "sbaffo" aveva fatto diventare l'esile tratto della "curva di livello" spesso come un labbro siliconato, una casuale macchia insomma, che aveva evidentemente inglobato il quadratino del rudero.
Deciso a vederci chiaro si recò allora presso l'ufficio tecnico comunale che deteneva la originale cartografia e - sorpresa delle sorprese - non solo si accorse che nelle carte del comune (casualmente lo stesso in cui amministrava) il rudere era ben visibile e senza coprenti sbaffi, ma addirittura proprio quel rudere era stato - circa un anno prima - oggetto di una richiesta di restauro ed ampliamento (con le norme allora vigenti ne poteva nascere una villa) con regolare concessione firmata da un collega di giunta del nostro eroe!
Orbene il nostro a quel punto fu colto da una comprensibile crisi di coscienza: aveva infatti acquistato per quattro bucce (una trentina di milioni se male non ricordiamo) non solo il potenziale campo di fave, ma pure il rudero con tanto di permesso di costruire bello e che sfornato, facendo così l'affare del secolo, ai danni del distrattissimo precedente proprietario, che si era evidentemente dimenticato (capita talvolta) di avere qualche mese prima chiesto e ottenuto il permesso di costruire (che doveva essergli costato bei soldini anche solo per istruire la pratica)!
Fu per questo turbamento, e non perché nel frattempo due curiosi (un proprietario confinante e un consigliere di opposizione) cominciavano a ficcanasare nell'ufficio della mappa poi sbaffata, che il nostro unitamente al precedente proprietario si recò solertemente da un secondo notaro (sic!) per stilare un secondo atto, correttivo del primo, nel quale si affermava, appunto, che per mero caso (ri-sic!) le parti non si erano accorte (capita...) del rudero e del progetto approvato, e si fissava per qualche buccia in più (ottanta milioni ci pare, sempre pochino, ma più decentemente) il congruo prezzo del passaggio di proprietà.
Ordunque un semi-giovinastro giornalista dell'epoca, venuto a conoscenza della vicenda ed al quale (si sa che i giornalisti sono spesso malpensanti) quegli errori, sbaffi e dimenticanze sembravano troppi per essere veri e soprattutto innocenti, accumulò un bel po' di documentazione (anche ufficiale) e, in attesa di sviluppi, intanto fece, in un articolo, un accenno larvato ed ironico alla storia. Il nostro principale eroe indignato minacciò di querelare lo scapestrato scribacchino.
La querela - ovviamente - non arrivò mai, ma giunsero degli indagatori autorizzati che chiesero (non in forma ufficiale ma in camera caritatis) informazioni al gazzettiere, ed egli 150 fogli in fotocopia diligentemente loro consegnò, astenendosi correttamente da allora ad oggi, dal tornare su un caso di cui pensava si occupasse chi di competenza.
Cosa però accadde dopo? Nulla, niente, zero, un cazzo... tutti vissero felici, edificati e contenti.
Qualche tempo dopo il giovinastro esternò il suo stupore per l'oblio in cui era caduta una vicenda , nella quale a lui (ingenuo) pareva si fossero violate un bel po' di norme e leggi, ad un vecchio saggio (per avventura lo stesso ficcanaso tra gli sbaffi) che nell'occasione formulò la teoria poi diventata nota come quella del bimbo inchiappettato al mercatino, di cui riportiamo la edulcorata traduzione:
"Caro mio - egli disse - perché un amministratore di questo posto, di un colore qualsiasi, passi un vero guaio giudiziario, occorre che sodomizzi un minore in pubblico, al mercatino"
Ma sono passati tanti anni, ne dovevano addirittura trascorrere alcuni perché si arrivasse a "Mani Pulite", Berlusconi si occupava delle puppone di Drive-In, il suo delfino Renzi col grembiulino (di scuola eh!) già farfugliava: "L'importante - signora la mia maestra - non è mangiare la merenda, ma merendare la mangianza...", ora il mondo è totalmente cambiato, ora viviamo nella patria della certezza del diritto ...
Chissà perché c'è venuto in capo di raccontarvi questa vecchia storia...
(nell'immagine: La Nave dei Folli - Hieronymous Bosh - particolare)