Cadere nel luogo comune quando si parla di persone che ci lasciano è oltremodo facile, e ancora di più si rischia quando la vita degli appena defunti ha profondamente inciso sulla quotidianità della nostra comunità, poiché in tanti ne scriviamo spesso dicendo le stesse cose, e poi gli stilemi che si ripetono tendono a dare, nella narrazione di un evento triste quanto naturale, l'aspetto di una omogeneizzata forzosa sequenza di banalità.
Ci corre in soccorso oggi, che parliamo della quasi contemporanea scomparsa di due signore: Ivana ed Anna, il loro essere così simili e contemporaneamente diverse.
Ivana ed Anna sono state delle infaticabili lavoratrici entrambe perfezioniste, entrambe tese sempre a fornire il meglio dei loro servizi alla loro clientela.
Per decenni Ivana è stata visibilissima alla cassa che era anche il ponte di comando della grande cartoleria Vannucci, immutabile nella gentilezza naturale e non affettata (la gentilezza che viene dall'animo), verso la sua clientela, una disponibilità che non defletteva neppure di fronte alle richieste più strampalate o peggio espresse.
Per decenni Anna è rimasta invisibile ai più tra le due pentole dei ristoranti dove ha lavorato, e dalle quali sapeva trarre dei piatti strepitosi nella loro semplicità e nel loro sapore, destinati a diventare pietre miliari di una cucina genuina e locale.
Due minimi "ricordini" personali di Ivana e Anna: Un giorno appena rientrato dalla cartoleria in ufficio trovai un collega che mi disse: "Hanno relefonato dalla Vannucci dicono se puoi tornare lì". Arrivato trovai la signora Ivana che mi porgeva due biglietti da 50.000 lire (una bella cifretta al tempo) "Sono suoi?" "Rimasi solo un attimo perplesso poi ricostruii ... cercando nel portafoglio una banconota di taglio più piccolo per pagare il conto avevo appoggiato i due pezzi da cinquanta sul banco lateralmente. "Non me ne sono accorta subito - disse Ivana che sembrava un po' imbarazzata - ma poi ho pensato - scusi eh, che solo uno distratto come lei poteva lasciare tutti 'sti soldi a giro"
Ad Anna davo del tu, per la linea di contiguità tra le famiglie Gasparri e Rossi (a lungo vicini di casa, amici da generazioni, tutti "malati di lavoro", quasi tutti comunisti) una sera, dopo anni che non la incontravo, essendo rimasto, dopo aver cenato alla Stella Marina, a pillaccherare di vini con suo figlio Manuel, la vidi uscire dalle sue fatiche in cucina a fine lavoro. Appariva stanca, sudata, provatissima, andrai ad abbracciarla, scambiammo un paio di frasi, poi la vidi andare a carezzare con gli occhi Caterina, che quell'anno lavorava lì e che stava rassettando i tavoli: "E' brava la tu' bimba ... proprio brava". Sapendo che cosa più gradita non me la poteva dire.
Arrivederla Signora Ivana, Ciao Anna