Beh, per quanto indubbiamente utile da un punto di vista sociale, nonostante i costi presumibilmente faraonici, da un punto di vista architettonico credo si possa asserire, senza tema di smentita, che il c.d. "fornice" (parola altisonante per definire un semplice tunnel), che collega via F.D. Guerrazzi a via G. Ninci, sia ciò che il rag. Ugo Fantozzi sostenne essere il film "La corazzata Potemkin". L'impatto visivo, una volta giunti alla sommità di via Guerrazzi, è devastante. Siamo certi che siano state prese in considerazione tutte le alternative possibili? Non si poteva magari sfruttare, modificandolo in maniera adeguata, il già esistente tunnel adiacente, meno visibile, con un enorme risparmio di denaro pubblico? Ma tant'è: ognuno è libero di scegliere come passare alla storia. Sostenere, poi, che "per richiudere il fornice bastano due semplicissimi muretti" è un'offesa all'intelligenza di chi legge: sarebbe come sostenere che, dopo aver sventrato una tela di Raffaello, sia sufficiente applicarvi una toppa per riportarla all'antico splendore (pazzesco!)
Giacinto Mosso
Caro Giacinto
Ti ringrazio per averci scritto ed approfitto per ringraziarti anche dei preziosi contributi che ci hai in precedenza inviato, ma spero mi consentirai di dissentire da quanto affermi.
Penso peraltro di averne diritto perché all'epoca in cui si compì quell'opera (e stiamo ragionando di quasi quaranta anni fa) fui tra i non moltissimi che espressero alcune perplessità pur riconoscendone la funzione "viaria".
Ora a parte l'utilità di una polemica innescata, fuori tempo massimo, da qualcuno evidentemente malato di protagonismo, per il quale si prospetta una bruttissima rancorosa vecchiaia, proprio perché ti stimo persona avvertita, ti invito a riflettere su quello che hai affermato.
Tu dici che si poteva usare "adeguandolo" il vecchio tunnel, bene, non so se una simile operazione avrebbe comportato un risparmio di pubblico danaro, ma certo, dovendo mettere le mani sulla originale Porta a Terra medicea, allora sì che si sarebbe compiuto un intervento devastante, come - ha ragione Gian Piero Berti - una serie di altri perpetrati sul nostro territorio e passati bellamente in cavalleria.
Se vogliamo, anche indirettamente, accostare il fornice di Porta a Terra allo "sventramento" di un Raffaello, la Gattaia, così come ci è stata inflitta, diverrebbe l'abbruciamento della Gioconda, le di qualche anno precedenti case a ridosso (e ad affogamento) del Falcone, almeno una martellata sulle palle del michelangelesco David, la ricostruzione "a pene di segugio" degli interni della Torre del Martello (quando si disponeva dei disegni originali d'epoca) saldare delle mutande di latta ai Bronzi di Riace.
E poi, comunque la si pensi, è inutile piangere sul fornice versato, quando c'è moltissimo da fare, da custodire, da difendere da valorizzare del nostro patrimonio urbanistico, monumentale, archeologico, naturalistico.
Pensa alle vergogne vere e odierne, pensa alla Villa Romana delle Grotte chiusa e preclusa tanto per dirne - non casualmente, visto che domenica alle 11 ci sarà chi andrà a protestare davanti ai cancelli - una. "Pazzesco!" hai detto tu, sì, pazzesco!
un cordiale saluto