Egregio Direttore,
Eccoci. Siamo stati destati dal clamore dei lamenti del popolo accorato, e siamo rimasti sorpresi del silenzio, dell’omertà con cui gli organi d’informazione hanno così a lungo coperto il suo dramma (e anche lei ne è corresponsabile).
Non parliamo delle orde d’invasori ormai dentro le porte: se ne dice anche troppo. Parliamo della triste realtà degli Elbani tenuta nascosta finché non è esplosa nel pozzo delle verità di Facebook.
Chi mai poteva immaginare quanta povertà diffusa albergava (forse è meglio “abitava”) nelle periferie delle nostre metropoli! Baraccopoli di Capoliveri, di Porto Azzurro; senza tetto a Campo nell’Elba. Non vogliamo neanche pensare a Portoferraio. File di gente senza lavoro che mangia le scarpe come Charlot cercatore d’oro o rovista nei cassonetti per racimolare un po’ di cibo.
E qualche bella anima di sindaco vuol far venire altri pezzenti, che non sono neanche nostri…
Già. Ma Barbetti non è sindaco di Capoliveri praticamente dalla Liberazione? E ancora ci sono senzatetto nel suo ridente Comune? E sì che di tetti, dalla sua prima amministrazione in poi, ne sono stati costruiti, e neanche pochini. Ma è così: di sera d’estate luci e suoni, e gente che si diverte (e compra), come a Las Vegas; e poco più in là, nell’ombra delle squallide banlieue, la Corte dei Miracoli (vedi Wikipedia). Barbetti forse è sindaco di Las Vegas, e le banlieue le vede solo il giorno che dedica ai cittadini.
Insomma, si aspettava il pericolo dell’invasione dei pezzenti africani e mediorientali per volgere lo sguardo ai “nostri” poveri, ai nostri “fratelli” più deboli, più sfortunati; e ritrovare un sussulto di solidarietà per il “nostro” “prossimo” più prossimo, senza allargarsi troppo, perché “i figli so’ piezze e’ core” mentre gli altri sono cuori estranei.
Naturalmente non ci sfugge, anche per diretta conoscenza, che esistano all’Elba situazioni di disagio (e per anni il povero Peria è stato crocifisso, giustamente, per le famiglie baraccate al campo sportivo). Ma finora ci pareva che la cosa non avesse preoccupato nessuno, e che non abbia messo in pericolo il sereno fluire delle “stagioni”, senza fughe di turisti inorriditi dalla fastidiosa percezione di sventurati: ma forse i “nostri” disagiati sono più discreti (non esibiscono impudicamente pelli scure e strane parlate). O forse i turisti provengono dalle varie Las Vegas d’Italia e del mondo, con i loro lussi e le loro banlieue, e sono abituati alla varietà sociale.
Quel che ci colpisce è il tempismo con il quale alcuni Primi Cittadini si sono accorti del pericolo che correvano i “loro” poveri in caso di accoglienza di poveri forivia. Un tempismo che ha immediatamente avuto il riscontro di rinnovati o nuovi consensi dei loro elettori, almeno di quelli sempre pronti a spaventarsi quando gli si muove qualcosa d’intorno; quando la loro immobile ansia (che chiamano sicurezza) è turbata da nuove ansie sconosciute; quando il pericolo dell’ignoto increspa il quadretto consolante: casa, famiglia, chiesa, bar, paese, isola; e sono costretti a confrontarsi con relazioni nuove e anche complesse.
Lasceremo ancora una volta alla Chiesa di levare la sua voce sul coro dei mormorii? Da Giovanni Paolo II santo subito (“Non abbiate paura”) a Francesco?
Ma, come dice la Bibbia, “Gli idoli delle genti sono argento e oro, /opera delle mani dell'uomo. / Hanno bocca e non parlano, /hanno occhi e non vedono, /hanno orecchi e non odono…”(Ps.114, 4).
Siamo sicuri che il problema dell’Elba siano i cinghiali, e non i conigli selvatici…?
La Primula russa. (Noi no)