L’ultimo giorno degli scavi archeologici corre un’emozione come alla fine di una gita scolastica, si celebra una festa liberatrice dalla fatica e tensione di queste quattro settimane, non molte per uno scavo, ma abbastanza per ragazzi che dalle aule universitarie si trasferiscono tutto il giorno, 8-17, nel posto di lavoro caratterizzato da vita all’aria aperta, pale, picconi, carriole e scarponi da lavoro. È una festa anche per celebrare risultati importanti, scoperte, riconoscimenti, le tante visite di tutte le scuole elbane.
Le lezioni all’università chiamano, le tesi aspettano, le ricerche invernali sono ormai prossime, la partenza è inevitabile. Compagni di corso provenienti da varie parti d’Italia, dalla Sicilia alla Lombardia, dalla Toscana all’Emilia, hanno vissuto giorno e notte in simbiosi, ospiti come in una foresteria. È una foresteria privata, inventata, offerta generosamente dai proprietari del terreno di scavo: un’anomalia rispetto all’accoglienza riservata a ricercatori che di solito “distruggono” giardini e terreni privati in nome di sopralluoghi archeologici. In altri luoghi limitrofi elbani tale permesso è stato infatti drasticamente negato.
Pasti in comune, offerti dal Comune di Portoferraio, hanno reso questa campagna scavi particolare, curata da cibo sostanzioso e vario. È stata una novità tra le più gradite. Mai prima si era avuto un trattamento così speciale: arrivare a pranzo affamati e stanchi, e trovare ogni giorno tutto pronto, caldo e buono.
Sensibile interprete della cultura locale, un gruppo di soci dell’Università del Tempo Libero ha spesso contribuito con piatti dolci e salati, mentre ristoratori di Portoferraio e di Porto Azzurro hanno a turno offerto cene con le specialità del posto.
L’ultima sera, al termine della ormai consueta Festa del Vino, o Meditrinalia, da loro organizzata, si è conclusa davanti al tramonto sulla rada di Portoferraio, uno degli argomenti dei loro studi. Un suggestivo intreccio di scie luminose, dal rosso al rosa, al bianco e grigio argentato, su un mare completamente calmo, ha incantato i ragazzi, intenti sul lungomare a scambiarsi selfie in una specie di mal d’isola che non abbandona. Alla domanda di rito che porgo loro: - “Tornerete l’anno prossimo?” la risposta arriva corale: “Magari, speriamo, faremo il possibile … Grazie! ”
C.P.