Qualche giorno fa stavo al PC, e, per la fretta, trasferendo un file, ho commesso un errore cancellandolo e perdendo irrimediabilmente una buona ora di lavoro già compiuto. Constatato lo sbaglio con disappunto ho dato una "manata" sul piano della scrivania, esclamando: "Cazzo!"
Di lì a qualche secondo sono stato raggiunto da Frida (anni 4 da compiere a Gennaio) la quale con tanto di ammonitore ditino ritto così mi ha redarguito severamente:
"Cazzo è una parola che non si dice!"
Da quella reprimenda è scaturito un breve dialogo:
"Hai ragione... ma allora perché la dici?"
"Ma io.. io ho detto che l'hai detto te!"
"Sì però tu l'hai ripetuta ..."
"... eh... volevo dire... mi metti i cartoni alla televisione?"
Orbene, ho sempre considerato opinabile, relativa e talvolta speciosa la divisione tra parole e parolacce; tuttavia sono convinto che certamente esistono parole che sono più o meno adatte al contesto in cui vengono pronunciate o scritte, non mi azzarderei mai, stendendo ad esempio una cronaca politica, anche se fortemente critica, a scrivere: "Il Sindaco Tal dei Tali, budellodisumà, ha affermato ..."
Roberto Benigni anni fa esordì sul palco della Flog davanti ad una platea gremita di donne che festeggiavano l'8 Marzo, con un geniale: "Ciao brutte maiale!" che provocò un'incontenibile ilarità. Se la stessa frase fosse stata rivolta alle partecipanti ad una seduta di un collettivo femminista, difficilmente lo "spiritoso" ne sarebbe uscito - e giustamente - con tutte le costole ordinatamente al loro posto.
A sciambere è quasi sempre una rubrica votata alla risata o quanto meno al sorriso, senza troppe pretese, e guardate, cari lettori, che scrivere con un metro divertito, buffo o ironico è piuttosto impegnativo e faticoso. Chi ha fatto anche amatorialmente un po' di teatro sa benissimo che è molto più difficile far ridere, divertire, che commuovere.
I "meccanismi" della comicità sono comunque, dalle "fabulae atellanae" ai nostri giorni sempre gli stessi: l'uso dell'iperbole e del paradosso, la reiterazione (il cosiddetto "tormentone") gli ammiccamenti al sesso, la misurata trasgressione della logica, delle regole, del senso comune, e, appunto, anche il dosato uso delle cosiddette "parolacce".
Ordunque un signore assai autocelebrativo che si è sentito sfottuto, ha provato a rispondere per le rime su un blog, dimostrando - a mio opinabile parere - di possedere la vis comica di un necroforo col mal di denti e di essere adatto a scrivere in chiave ironica quanto un vegano ad esercitare il mestiere di norcino, ma passi, contento lui, contenti gli amici e fratelli suoi ...
Il ganzo è che per dimostrare che sono un volgarone, questo non autorizzato esegeta ha raccolto dai vari a sciambere una serie di "parolacce" servendole tutte insieme e perfettamente decontestualizzate. Bravo! Fine soprattutto!
Evidentemente, per lui, quello che la quattrenne Frida ha capito al volo, è arduo da comprendere.
Chissà perché - visto che non c'entra niente - mi viene in mente Tittello, che una volta, al Bar Roma, al termine di una partita a Tre Sette e Briscola vinta, sentii infierire sul battuto antagonista (la cui identità non rivelerò) con un irridente: "Sei professore ma non capisci un cazzo!"
(aggiuga pure questa alla silloge, il nostro)