Ha ragione il sindaco di Capoliveri nel suo intervento su questo giornale (leggi qui) quando si dichiara allibito del fatto che istituzioni pubbliche parteggino per un privato contro un altro privato e non possiamo che dichiararci d’accordo con lui. Le istituzioni pubbliche devono garantire la pari opportunità a chiunque, avendone i requisiti, voglia cimentarsi in qualche mercato, ad esempio in quello dei trasporti marittimi fra l’Elba e Piombino.
In tale mercato, nella stagione estiva, concorrono fra loro quattro compagnie, anzi potremmo dire tre visto che una delle quattro è posseduta da un’altra, e trattandosi delle due di gran lunga più consistenti, occupano quasi il 70 per cento dello spazio (slot) disponibile. L'esiguità dello spazio (slot) a loro assegnato nella stagione estiva impedisce alle altre due compagnie (quelle minori) di operare anche nella stagione invernale, la meno remunerativa, lasciando alle prime due compagnie (quelle di un’unica proprietà) il pieno monopolio dei trasporti nel periodo che va da ottobre a fine marzo.
Il fatto che una di queste due compagnie sia anche affidataria dei trasporti in continuità territoriale e di conseguenza finanziata dalla collettività nazionale (e non solo toscana come erroneamente sostiene il sindaco di Capoliveri) rende ancora più inspiegabile la buffa situazione per cui un residente elbano munito di auto paga più del doppio le sue corse nel periodo invernale che nel periodo estivo.
Se è vero che le regole, come dice il sindaco di Capoliveri, sono state rispettate e, fino a prova contraria, di questo non vi sono dubbi, non significa che il risultato di quanto il rispetto di tali regole ha prodotto sia compatibile con il principio di concorrenza illustrato nell’art. 101 del Trattato sull’Unione Europea (Sono incompatibili con il mercato interno e vietati tutti gli accordi tra imprese, tutte le decisioni di associazioni di imprese e tutte le pratiche concordate che possano pregiudicare il commercio tra Stati membri e che abbiano per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare il gioco della concorrenza all'interno del mercato interno).
In chiusura delle sue considerazioni il sindaco di Capoliveri scrive “Senza dimenticare che per calmierare un mercato è fondamentale che accanto ad aziende grandi ci sia una o più aziende piccole. Altrimenti poi, quando tutti sono grandi, trovano sempre il modo per fare una sorta di cartello mascherato.”
Ecco, fra l’isola e Piombino, da ottobre a marzo, ce ne sono solo due, grandi, e l’una appartiene all’altra.
Il mitile ignoto
Caro Bivalve
Mi viene da chiosare, anzi proseguire, il suo ragionamento - fine ed ironico come sempre - ma partendo da una cosa lontana nel tempo che parrebbe non entrarci.
Mi riferisco alla furibonda incazzatura del colonnello che comandava il mio reparto davanti al rifiuto (mio e di altri) di ritirare pre-compilata la tessera della Associazione Nazionale Artiglieri d'Italia durante la cerimonia del congedo. L'ufficiale infuriato per lo sgarbo disse, anzi urlò: " ... questa non è né un'associazione politica, né apolitica!". Fu allora che - meravigliosamente - udii un mio commilitone siculo (Alberti, che doveva diventare negli anni successivi un dirigente della CGIL) esplodere in un quesito stentoreamente formulato: "E ALLORA CHE MINCHIA E'?"
La domanda-grido di dolore non ebbe risposta e potrebbe essere riformulata oggi. Che minchia di liberalizzazione è quella, per effetto della quale, un soggetto monopolista e lautamente sovvenzionato fa il bello e soprattutto il pessimo tempo sulle rotte del canale? Che minchia di garanzia c'è (se me lo consente il mio nuovo esegeta marinese) nella realtà di essere carinamente tenuti per le palle TUTTI: elbani stanziali, pendolari (anzi visto il trattamento che subiscono li chiamerei "ciondolari"), vessati ospiti, da un unico, strapotente, privatissimo "padrone dei vapori"?
Ruggero, come vergine dal candido manto, si scandalizza e si inalbera perché i suoi omologhi hanno espresso sostegno alla concorrenza del monopolista (e non nci state a scassare i cabbasisi, che cose tra privati sono, ah!). Si scandalizzasse - ma in concretezza - anche pure un po' per tariffe, orari, qualità del servizio, cominciando a pesare con tutta la sua influenza perché, almeno alla scadenza della attuale convenzione, si faccia una gara seria che garantisca la concorrenza, che non sia esposta ad umilianti annullamenti ed annullamenti di annullamenti da parte della magistratura amministrativa, a sentenze solenni quanto inapplicabili, una gara finalmente degna di una regione civile, bandita ed espletata dalla parte e nell'interesse dei cittadini (pure suoi).