Nell’ultima “pasquinata” ferajese scorrendo l’elenco in rima degli spazi sottratti alla pubblica fruizione, mi ha trovato particolarmente d’accordo l’inclusione dello spiazzo di Santa Fine, una larghissima terrazza panoramica ai piedi dei bastioni, contigua a Via Ninci e derivante dalla escavazione di un fronte di cava di calcare rosa e grigio (lo stesso delle lastre usate in buona parte del centro storico) che si apre a circa
E’ vero anche che quel luogo ha anche una fama sinistra, in quanto scelto, per il suo essere appartato, da alcune persone (7, se non ho sbagliato il triste conto, in circa un secolo) che decisero di togliersi la vita a Santa Fine o lasciandosi cadere nel vuoto o in altra maniera.
Da un paio di anni a Santa Fine non si arriva più, una rete ed un cancello rabberciato e rugginoso dividono Santa Fine dai Portoferraiesi che la conoscono (sono convinto ormai una minoranza) e dagli ospiti ignari.
Si dirà che i magnifici reggenti lo abbiano fatto per disincentivare gli atti di estremo autolesionismo (ma nessuno si sogna di segare i pini delle Cime dove almeno altrettanti si sono appesi, o emigrando, nessuno mi pare abbia chiuso la punta della Rocchetta a Piombino o il Ponte di Calafuria a Livorno).
In realtà penso che il fine di questa compagine lucchettara e un po’ bacchettona, fosse mirato a evitare la possibilità di accesso ad altre aree delle fortezze (cosa che poteva essere benissimo ottenuta chiudendo caso mai il camminamento che
Orbene, abuso, cari lettori, della vostra pazienza per un piccolo racconto edificante in argomento. Diversi anni fa, quando ritenevo ancora che Portoferraio fosse governata da una giunta di sinistra, ebbi una pensata: convinsi un volenteroso tecnico a produrre (gratuitamente) un progettino per la messa in sicurezza dell’area, (anche se NESSUNO è mai caduto da là per disgrazia) con rustiche recinzioni asportando forse un paio di decine di metri cubi di (ottimo) materiale pietroso accumulato al centro della “piazza” da completare (forse per eccesso di zelo perché mi pareva molto stabile) con semplici reti sul vecchio fronte di escavazione, col ripristinare il piano ad erba guarnendolo di qualche panchina e tavolo ed eventualmente di qualche punto di illuminazione.
Legambiente (che è un’associazione seria, che mantiene sempre gli impegni che si assume9, si dichiarò disposta a fornire il lavoro volontario per riconquistare quel magnifico spazio monumentale rosa, verde e blu alla città.
Armato di entusiasmo delle migliori intenzioni andai a parlare con l’amministratore di riferimento, al quale chiedevo oltre che l’ovvio permesso ad operare, con la condivisione del progetto, solo l’acquisto del materiale necessario: cifre comunque miserrime in rapporto a quanto comunemente si spende e soprattutto al “valore aggiunto” che la comunità avrebbe ottenuto.
La risposta iniziò con un vivo apprezzamento di quanto avevo esposto, proseguì con l’annotazione – e ti pareva – che a qualcosa del genere “ci avevano già pensato loro”, ed infine approdò su una sterminata supercazzola pippettonata sulle magnifiche e progressive sorti del reastauro mediceo complessivo e sugli infiniti vantaggi che ne sarebbero derivati alla comunità cittadina.
“Comunque –fu l’immancabile finale – questa cosa non va fatta cadere … ci risentiremo presto”
Li avete – sull’argomento – più sentiti voi? Tanto li ho sentiti io. Santa Fine ora però è “in sicurezza” a loro modo di vedere, sbarrata e sempre più degradata.