Chi mi conosce davvero sa perfettamente che la mia natura di fondo non è del tutto ursina, come i più ritengono.
I più intimi amici sanno che, anzi, a piccole dosi, l'umanità intorno mi fa quasi sempre piacere, così come sanno che, talvolta, trovo giusto vincere la pigrizia ed uscire dalla tana, perfino in occasione di raduni di un più consistente numero di esemplari umani.
Mi sento invece un pinguino nelle occasioni ufficiali tipo feste, banchetti, celebrazioni, inaugurazioni, eventi ai quali "si deve" partecipare vestiti acconciamente, etc.; quelli di solito annunciati da un cartoncino elegante che spicca tra le spiacevoli cose che ormai esclusivamente portano i postini (avvisi di multe, querele o minacce di citazioni, bollette, estratti conto della banca), biglietti che iniziano con "La S.V. è invitata ...", la cui comparsa commento quasi sempre con un aggiuntivo moccolo, del tutto inutile perché poi, nove su dieci, non sarò della partita che mi viene proposta.
Orbene esaurita la premessa vi aspettereste che inizi il breve racconto; abbiate pazienza c'è bisogno di un'ulteriore confessione: io dormo pochissimo da sempre, ma profondamente, e di solito mi sveglio tranquillo, ricordando nei dettagli i sogni che ho fatto, i quali (sarà che gli incubi ce li ho da sveglio ed esaurisco il bonus) sono solitamente sereni.
Stamani invece, sarà perché il normale fruire del sonno è stato interrotto alle ore 5.30 dalla reale padrona di questa casa (nome: Zippamilla, professione: gatta rompicoglioni) richiedente cibo antelucano a miagolii insistiti e tarzanesche esibizioni appesa alle coperte, ed il conseguente spezzare in due tranche il sonno, ma al momento di tornare definitivamente su questa terra mi ritrovo reduce da un sogno sgradevole.
Tutto inizia con una telefonata di Laura che mi dice che devo andare per il giornale ad un convegno, provo a svicolare a vedere se ci può andare qualcun altro: "No, io so' alla Marina, il bimbo (Giacomo) è a Pisa e Carlo fa un corso di yoga con una sciamana in una capanna sudatoria (!) .. ti tocca"
Esco di casa e mi metto a guidare, ma dopo un po' mi accorgo che ho preso la direzione sbagliata: sto andando verso il centro invece che a San Giovanni , inverto allora la rotta passando per le Ghiaie, ma proprio davanti alla spiaggia mi viene incontro e mi ferma il mio amico Giovanni Fratini, vestito da vigile urbano (!) con lui c'è un amministratore, e non è uno di quelli che massacro giornalmente, ma che in fondo mi stanno umanamente simpatici, no, questo è uno che mi sta così sulle palle che faccio fatica pure a nominarlo per parlarne male.
Giovanni in versione pizzardone mi chiede se sto andando al Convegno, io rispondo affermativamente e lui mi dice in tono perentorio che devo dare un passaggio a chi sta con lui.
Protesto, che se lo ciucci lui 'sto torzolo; niente da fare: "Io ci vado in bicicletta, non vorrai mica che me lo porti in canna" (!) e detto fatto inforca una bici e parte "arezzato", scalando la salita della Padulella come fosse Nibali.
A velocità più contenuta senza parlare col trasportato, anche io faccio la salita ma comincio a notare che a bordo strada ci sono alcuni piccioni morti e il numero delle carcasse si infittisce, finché in cima alla salita trovo una catasta di volatili esanimi: piccioni, ma anche gabbiani, tortore... e c'è un ometto che li sta ammassando con un forcone.
Gli chiedo che diavolo sia accaduto e quello mi risponde: "So' morti per la grandinata". Io che sia grandinato non me ne ricordo, penso però che devo documentare l'eccezionale evento , per il giornale, ma il mio cellulare non si accende, non scatta foto, chiedo allora di farlo al mio sgradito passeggero, ma quello mi fa un sorrisetto (finto, si vede che mente) e mi dice: "Mi dispiace è scarico anche il mio".
Penso "ora gli stiocco una patta in capo e lo butto giù dalla macchina co' un calcio a mezza vita ..." ma fortunatamente la esecrabile violenza -ancorché onirica - non va a cattivo fine, mi sveglio, mi sono sognato tutto.
Mi alzo e poco dopo accendo il PC, è presto ma in linea c'è già un amico che abita altrove, gli racconto il sogno ancor più sinteticamente che qui.
Commenta: "Beh la prossima volta invece che mucchi di uccelli morti e fave tonchiate, vedi di sognatti qualche bella topa"
Un saggio