“Te la mi’ mamma tu la lasci stare… “. Il “tormentone” dei Giancattivi (Benvenuti-Cenci-Nuti) ci è tornato in mente, qualche settimana fa quando una ministra ne ha fatto la parodia davanti al parlamento (con la pi rigorosamente minuscola) con il suo “Vu’ immi babbo lo lasciate stare.. che è una personcina ammodo, che poerino da bimbo andava a scuola a piedi!”.
A piedi, anzi proprio “co’ icculo 'n terra”, la personcina ammodo, intanto ci ha lasciato i pensionati “obbligazionisti coscienti o a loro insaputa” della Banca dell’Etruria (scudata però – la banca eh - con altre dal governo di cui fa parte, per purissimo caso, tanta figlia), e beccandosi pure un allegro avviso di garanzia per bancarotta fraudolenta.
Ma passi “Transit!” come diceva Cafiero che confondeva i germanici furgoni coi congiuntivi latini, che volete che sia, a confronto, ad esempio dei quattro processi in corso che vedono tra gli imputati la nuova gamba (pardon stampella) destra del governo Renzi, quel Denis Verdini, per il quale in solo uno dei procedimenti si ipotizza che egli sia birichino responsabile di: “associazione a delinquere, bancarotta per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino, truffa per aver percepito illecitamente 12 milioni di contributi per l’editoria, fatture per operazioni inesistenti e spiccioli”? “personcina ammodo” anche lui.
E poi si legge di un’altra parodia, quella del “Ciao sono io … amore mio” (con la voce graffiata di Alberto Lupo e quella miagolante di Claudia Mori) con la telefonata della ministra N. 2 (ragazza di pura schiatta confindustriale, camicia e culo con Berlusconi) all’indagato ed intercettato fidanzato che amorevolmente rassicura, annunciando di aver difeso gli interessi della sua società (francese) grazie anche all’accordo con la ministra N. 1, società che ora ce lo potrà trivellare per benino (il suolo lucano), all’interno di una faccenda assai più fetente del greggio estratto, un pasticcio che non solo ha visto – nei suoi diversi inquinanti rivoli terrestri e marini - e per ora - una sindaca in manette ed un Capo di Stato Maggiore avvisato per garanzia, ma che scuote già palazzi potentini e romani.
Ma intanto Tempa Rossa (Total) è a posto, e ci fa scappare a noi una parodia tardò-sovietica del canto della Guardia Rossa: “E’ la Tempa Rossa – che marcia alla riscossa – e succhia dalla fossa - con lor complicità!”
Più che al conflitto di interessi siamo ad un con-fritto misto di interessi, piuttosto indigeribile perché in padella c’è dell’olio extravergine di pietra.
E ancora in tema di trivelle, di ritorno dall’America il maestro di tutti i cacciaballe, il sempre più ducesco premier – che già ci ha fatto sputtanare inutilmente 360 milioni con il non accorpamento della consultazione con le amministrative – invita con altissimo senso civico A NON VOTARE il referendum del 17 Aprile delle trivelle, così i compari del fidanzato della ministra 2 (dimessasi nel frattempo prima che la cacciassero, perché i Guidi si possono bruciare, i Boschi sono evidentemente incombustibili) i petrolieri potranno dormire sonni assai più tranquilli dei nostri.
Per quanti peccati possiamo aver commesso, ci meritiamo una tale banda di sciamannati?
No, meglio quindi, tanto per iniziare, andare a votare e votare SI il 17 aprile, e poi mettersi a capo basso per riconsegnare questo Paese alle persone perbene e responsabili; ce ne sono perfino nel PD: a partire dagli otto presidenti di regione che questo referendum lo hanno promosso (per la cronaca anche insieme ai destri Toti e Zaia), e dalle centinaia di sindaci piddini che – disobbedendo al supremo capataz - stanno chiedendo, appunto, ai loro cittadini di andare a votare il 17 Aprile.