Un mio antico maestro usava tracciare un parallelismo tra le infedeltà dei coniugi, ovverosia le "corna", e quella perdita di lucidità che spesso, con l'avanzare dell'età, insorge nelle persone, e che con termine parimenti popolare viene definito "rincoglionimento".
Egli sosteneva, infatti, in maniera quasi solenne, che "Tanto le corna quanto il rincoglionimento l'ultimo ad accorgersene - sempre che se ne accorga - , è chi ce l'ha". E continuava il suo ragionamento raccomandandosi: "Ragazzi, appena avete l'idea che comincio a "svagellare", ditemelo subito e senza pietà, che mi regolo, mi scanso e non do più noia".
Talvolta il saggio guarniva di gustosi corollari il suo enunciato, sdrammatizzando entrambe le condizioni, e notando come "le corna" potessero far male all'anima (se conosciute) ma non alla salute: "... mai visto morire uno di corna! Caso mai qualcuno ci ha campato!" e che "essere dichiarati rincoglioniti, è in fondo un riconoscimento sociale a posteriori, solo chi è passato attraverso una fase di cosciente uso del cervello, può dirsi tale, chi coglione nasce e vive non può rincoglionire!"
Ora qualcuno di voi - amati lettori - sono certo, si attende un velenoso riferimento a qualche locale maggiorente che non ha avuto intorno persone che abbiano saputo porlo davanti alla cruda realtà del suo ineluttabile declino, e visto che gli esempi non sono sporadici, sta elaborando una previsione del bersaglio.
Malpensanti!
In realtà il ragionamento era del tutto autoreferenziale.
Il fatto è, infatti, che nella più che giustificata indifferenza dell'umanità, che ha ben altro di più importante a cui porre attenzione, scrivo questo corsivo nel 43° anniversario della pubblicazione del mio primo articolo sull'Unità e tra qualche giorno (il 25 aprile per l'esattezza) si compiranno 5.000 (cinquemila) esatti giorni dall'uscita del primo numero di Elbareport.
Il conto lo avevo fatto da tempo, vagheggiando che nella ricorrenza della nazionale Liberazione, potessi festeggiare anche io la mia personale liberazione, lasciando la direzione di un quotidiano che, per quanto locale, ha comportato uno sforzo molto duro da reggere, in pratica ogni giorno, per un tempo così lungo (e peraltro preceduto da una analoga esperienza con Joinelba durata un paio di anni e spiccioli).
Le avvisaglie del tempo che passa è parecchio che le sento, ho bisogno di tempi sempre più dilatati per scrivere e per apprendere ad usare le nuove (sempre in evoluzione) tecniche del comunicare, faccio molta più fatica a documentarmi, mi stanco prima. In soldoni per fortuna (perché è una fortuna) sono invecchiato.
Quindi, anche per non correre il rischio di entrare progressivamente nella schiera dei "portatori inconsci di rincoglionimento", poiché prevenire è meglio che curare, avevo pensato che in quella fatidica data, avrei lasciato la direzione di Elbareport, mi sarei "scansato" e dopo, credo, mi sarei ritagliato uno spazio marginale, perché fare informazione è un po' una droga, dà dipendenza, ed è meglio smettere sì, ma un po' alla volta.
Ma... NULLA DA FARE, i componenti la mia diletta Redazione - la Fornero al loro confronto è una giacchettata (per i foresti: cosa di poco conto) - hanno deciso che alla quasi veneranda età di anni 68, dei quali 43 anni spesi in gran parte a pubblicare articoli e di cui 16 al timone di un giornale online, rimettendoci nel complesso più soldi di quanti ne abbia guadagnati, collezionando qualche soddisfazione e qualche riconoscimento ma anche parecchie incazzature e 14 querele (con indenne uscita nel 100% dei casi), non sono ancora sufficientemente maturo per "pensionarmi".
Dovrò disdire la festa per il passaggio delle consegne, e voi dovrete sopportarmi per un altro po', ma poiché non so quanto possa contare sull'obbiettività di chi (in buona fede e per affetto), mi tiene in ostaggio, devo anche dirvi che posso contare solo sul vostro spirito critico - miei cari lettori - ed è quindi a voi che affido il compito di dare i tre fischi di fine partita, e così come quel mio antico mentore vi dico "Ragazzi, appena avete l'idea che comincio a "svagellare", ditemelo subito e senza pietà!" Però...
Però mi viene anche in mente "Ruzzola", l'indimenticabile elban-labronico direttore del MPS Mario Salvadori, che in un pomeriggio sonnacchioso degli anni 80, al Bar Roma, si invento l'A.R.E., acronimo di Associazione Rincoglioniti Elbani, un fantomatico esclusivo club nel quale si accedeva solo per cooptazione ad insindacabile giudizio del fondatore, il quale perfidamente si autoconsegnò la tessera N. 1 dichiarandosi (non essendolo affatto) primo dei rincoglioniti. Da allora tutte le sere "Ruzzola" (avvalendosi della consulenza di Teodolindo) annunciava qualche nuova nomina nell'A.R.E., specificando la carica che il prescelto avrebbe ricoperto e argomentando anche il perché gli veniva concesso un tale "onore". L'esilarante giochino terminò da una parte per l'eccessivo numero di "iscritti", dall'altra perché qualche gratificato dalla nomina, dimostrando poco spirito, ci si incazzò seriamente.
Tutto sommato potrei fare qualcosa di simile, mettermi a riposo sì, ma tentare di continuare a rendermi utile alla mia comunità con una specie di chiamata di correo. Ogni mattina prima di andarmene su qualche panchina sul viale delle Ghiaie potrei scrivere una notarella del tenore: "Io sarò anche un po' rincoglionito, ma il Sindaco X se n'approfitta, il Presidente della Y a rincoglionimento è avanti anni luce... per non parlare del Professor Z ..."
Buon Natale