Se è vero, come è vero, che dalle piattaforme entro le 12 miglia dalla costa viene estratto qualcosa meno dell’1% del fabbisogno nazionale di petrolio e del 3% del fabbisogno nazionale di gas;
Se è vero, come è vero, che se al referendum di domenica vincono i si le piattaforme entro le 12 miglia dalla costa possono ugualmente continuare ad estrarre gas o petrolio per una durata media di circa 9 anni.
Qualcuna chiuderebbe alla fine di quest’anno (le più vecchie e insicure), altre potrebbero continuare, in base alla durata delle loro concessioni, fino al 2034. In sostanza il si al referendum non cambia in peggio le concessioni esistenti.
Se è vero, come è vero, che una concessione di sfruttamento di beni comuni senza una scadenza certa diventa una cessione di proprietà.
Se è vero, come è vero, che l’Italia non si è ancora dotata di un piano energetico nazionale in grado di definire le fonti energetiche che intendiamo incentivare nei prossimi anni o decenni e dunque prorogare sine die, se non quello dell’esaurimento delle stesse, lo sfruttamento delle fonti fossili risulta oggettivamente una scelta in favore delle fonti fossili.
Se è vero, come è vero, che se il referendum fosse stato accorpato alle amministrative che si terranno a breve si sarebbe evitato di spendere qualche decina, forse centinaia di milioni di euro.
Se è vero, come è vero, che il petrolio delle nostre coste si chiama turismo ed è, a differenza di quello nero, rinnovabile.
Se tutto questo, come è vero, è vero, allora le bufale le racconta il Presidente del Consiglio.