Caro Sergio
Mi sento in totale accordo con le tue osservazioni e già da tempo, altrimenti non avrei capitanato la sfortunata campagna per il Comune Unico.
Ma ora che il partito-nazione ha deciso, specie in Toscana , di passare alla fusione dei piccoli comuni, che dici, ce li ritroveremo "fusi" per legge o qualche anima sensibile come dici tu che che comunque esiste nei consigli dei comuni, riuscirà a riprendere il discorso interrotto per un'Elba che, unita, affronta le battaglie per i trasporti, per l'urbanistica, per la sanità, per la cultura e completa quella per il turismo? Speriamo che non siano troppo "posteri" a dare la risposta ...
Gariele Orsini
Speriamo Gabriele, anche se come afferma il crudo detto popolare non fu molto gloriosa la morte di colui che visse sperando, consentiamoci quel tanto di meccanicismo deterministico (che l'assessore sa benissimo cosa è) che ci faccia contare sulla crescita in razionalità della società nel suo complesso e quindi...
Mi viene in mente che tra gli antichi piombinesi circolava una presunta affermazione di Pietro Gori (di cui in realtà non mi ricordo di aver trovato riscontro) secondo la quale "E' più facile che un moro diventi bianco che un elbano civile" con tutta probabilità apocrifa, oltre che ingenerosa, ma che testimonia della "pessima letteratura" di cui godiamo presso i continentali.
Tuttavia io non credo che gli elbani siano mediamente più stupidi del resto degli abitanti del pianeta, nonostante che spesso (come nel caso del referendum perso) compiano collettivamente scelte sciocche ed autolesioniste che portano acqua al mulino dei loro detrattori.
Ci sono alcuni dati che anzi sembrerebbero affermare il contrario: ad esempio: benché il territorio insulare risulti abitato da una delle popolazioni meno scolarizzate (se non la meno scolarizzata in assoluto) della Toscana, e non siano moltissimi gli elbani che accedono agli studi universitari, è sproporzionato (in positivo) il numero di docenti universitari e ricercatori che negli ultimi decenni questo minuscolo territorio e questo limitato popolo ha fornito alla collettività. E non parlo solo sulla facile onda delle onde gravitazionali (quella che è stata definita la scoperta del millennio e che parla, attraverso il prof. Federico Ferrini, molto elbano), ma di una quasi infinita serie di “cervelli eccellenti” esportati.
La facile battuta (da cui mi dissocerei) potrebbe essere “sì, esportiamo cervelli ed importiamo fave” che un qualche riscontro nei grandi numeri potrebbe trovarlo, ma ho provato a ragionare sul fenomeno compiendo un’analisi para-entomologica per approdare ad una teoria semi-seria.
Che c’entrano gli insetti? C’entrano, abbi la pazienza di seguirmi
202 anni fa Napoleone sbarcò all’Elba, come ci ricorda il cartellone all’inizio della calata, che là resterà probabilmente fino al trecentenario, e ci regalò la bandiera con le tre api d’oro.
Un simbolo poco originale, già presente oltre che sulla bandiera di una unità del suo esercito, se non mi sbaglio, anche sulla tomba del Re Clovis (nome orrendamente tradotto in “Clodoveo”) oltre che nella simbologia massonica, insomma un “logo” riciclato, ma che ben si prestava a sostenere il discorso imperiale sulla laboriosità degli elbani (sulla quale qualche riserva l’avrei pure)
Bene, quel logo penso che sia profondamente fuori luogo: gli elbani sono esattamente l’opposto delle api.
Infatti caso dell’Apis mellifera (come per altri “insetti sociali” quali formiche, termiti etc,) gli etologi parlano di “intelligenza collettiva o del collettivo”, in pratica è la somma di comportamenti rigorosi ed organizzati di migliaia di individui diversificati nelle loro limitatissime facoltà, programmati per l’interesse della specie, che produce una strategia di sopravvivenza efficientissima ed il successo evolutivo.
Gli elbani all’opposto, sono individualmente quasi tutti molto più intelligenti di un’ape, taluni infinitamente più intelligenti, ma quando si fondono in comunità, tale è il loro individualismo, tale è il loro anarchico rifiuto di ogni forma organizzativa, tale la loro ossessione per il proprio egoistico interesse, campanilistico-paesano o personale, che quando sono costretti ad ammucchiarsi producono la “scemenza collettiva” che hanno mostrato in anche recentissime vicende, dividendosi in fazioni, fazioni di fazioni, fazioni di fazioni di fazioni etc accapigliandosi e litigando su tutto e sbudellandosi sul niente, in contese tra "addetti ai lavori" che la gente comune capisce sempre meno, e se l’alveare o il formicaio-Elba intanto se ne va a puttane… tanti saluti.
Un acuto osservatore fiorentino della nostra realtà molti anni fa affermò: “Vu’ elbani morirete in campo di decentramento…” e chiosò “siete un popolo di violini solisti senza direttori d’orchestra!”
Caro Gabriele quelli che dimostrano di non saper godere della democrazia che gli è concessa e finiscono per provocare danni, sgoverno o paralisi, quelli che si danno re-complici o re-travicelli comunque funzionali al continuare a farsi interessi loro, non gridino poi al vulnus democratico, quando arriverà il castigamatti (si chiami Regione, Partito della Nazione, Riformata Repubblica Italo-Renziana o altro) che deciderà (probabilmente “a capocchia”) pure per loro.