Qualcuno storceva il naso, alcuni ostentavano anche il loro disprezzo "politico", ma chiunque masticasse anche solo un poco di giornalismo, pure se distante miglia dall'ideologia comunista, aveva coscienza che quello era un "bel giornale", curato, scritto con professionalità e rigore, perfino quando trattava argomenti più leggeri e fatti minuti.
Le rotative ne "sputavano" un numero di copie quotidiane oggi impensabile, soltanto le "regioni rosse" come Emilia e Toscana se ne "mangiavano" decine e decine di migliaia, e c'era poi la "diffusione straordinaria", che in realtà proprio straordinaria non era, perché si faceva ogni domenica porta a porta, raccogliendo anche più soldi di quello che costava, trasformando le "mance" dei più generosi in numeri "regalati" a chi neanche quella piccola spesa poteva permettersi, o in soldini aggiuntivi che andavano a finanziare quella complessa "macchina democratica".
Mi ricordo che un giorno ad una riunione a Firenze potevano partecipare i membri della redazione del giornale, i responsabili della informazione (ma allora si chiamava più ottocentescamente "propaganda") delle diverse aree, ed i segretari di sezione del PCI, insieme ai "diffusori", i volontari, appunto, della distribuzione domenicale, e prima che iniziasse, nella sede di Via Alamanni, feci una battuta: "Se si vota io conto 4..."; curiosamente infatti mi ritrovavo al momento a far parte di tutte le categorie ammesse. Ma mi beccai la replica del fiorentinissimo Loris (che la prontezza di spirito l'aveva meglio dimostrata da partigiano inseguito dai nazisti, imbucandosi in una chiesa, infilandosi la tonaca di un prete, e improvvisando una blasfema funzione pseudo-religiosa in biascicati moccoli con desinenza in "us", davanti a chi gli dava la caccia), "o elbano - disse loris - ma quante giacche tu c'hai?". Gente speciale ci stava in quelle stanze: come Gabriele, un grandissimo giornalista, capace di risponderti al telefono, in luogo che con "Pronto", con "Che cazzo vuoi?" e cinque minuti dopo richiamarti mellifluo "Sergino ..." Si persone speciali come tanti (altre e altri) che non nomino sennò me ne perdo qualcuno per strada, ma il cui affettuoso ricordo serberò sempre.
Leggo oggi delle disastrose novità sul giornale erede della testata, che sì, quella era veramente "una gioiosa macchina da guerra". Leggo che è stato silurato il direttore (e sinceramente mi dispiace, da Erasmo sono distante come convinzioni, ma è un amico, conosciuto quando era al Manifesto), sostituito da un tal Luna; Luna chi?, apprendo che ha diretto "Romanisti" (mecojoni!), e che "... lo scorso 28 aprile era stato ospite di “Matteo risponde” per parlare “dell’iniziativa ‘Internet Day’ – aveva scritto su Facebook il presidente del Consiglio nella presentazione dell’appuntamento web – e di tutti gli impegni italiani sulla banda larga e la sfida digitale” Ah ecco ora si spiega ... ma quanto sarà petaloso questo giglio magico?
D'altra parte una normalizzazione ci voleva, un giornalista si era beccato una censura per aver sostenuto (il folle) che Berlinguer era da considerarsi figura più rilevante di Renzi! Penso: ragazzi a questo, quanto a culto della personalità, Kim il Sung "je fa 'na pippa", tra un po' ordinerà al fido (bau!) Nardella di sostituire il Davide con una equivalente effige marmorea di lui medesimo (dephotoshoppata dalla incipiente pappagorgia).
E vado avanti e leggo che di 33 giornalisti residui la metà (bel colpo!) se ne andranno a casa (effetto jobatta), e che le motivazioni sono nei numeri delle vendite: solo 8.000 copie (avete letto bene: ottomila) al giorno a fronte delle 60.000 stampate. 8.000? ma a 8.000 lettori ci arrivo anche io con questo abbreccico di giornale locale on line!
Con questi presupposti, con i continui ridimensionamenti, con i continui attappetinamenti velinari, cercare di mantenere in vita e/o rianimare un conato di simulacro cartaceo del bel giornale che fu è accanimento terapeutico. Celebriamogli un definitivo funerale e ci togliamo tutti un dente.
Pure Gramsci - sono sicuro - apprezzerebbe.
Ah! una supplica: al prossimo bollettino aziendale che mettete in cantiere, anche perché, meno unitario e meno gramsciano, oltre che meno di sinistra di voi, non c’è nessuno, abbiate il pudore e il buon gusto di non chiamarlo:
L’UNITA’