Carissimi amministratori
Lavorare in un giornale, anche modesto, come questo, dà molte indicazioni sui gusti e sugli interessi dei cittadini, l’evoluzione del digitale, con la possibilità di monitorare i tassi di gradimento di questo o quell’argomento, questo o quel personaggio, questo o quell’articolo, ha poi determinato un ulteriore aumento del potenziale delle analisi.
La politica e le scelte amministrative, che pure sono cose importantissime per la qualità della vita di tutti, non godono molta popolarità tra i cittadini-lettori, gli articoli che ne trattano, su questo giornale, quando va bene (ma molto bene) risultano consultati dal 15% di coloro che aprono le nostre pagine elettroniche, come dire che raramente superano quota 1.000 nell’arco di un giorno.
Un collega proprio oggi, notando la pluralità di interventi sul versante Amministrativo, proponeva spiritosamente di raggrupparli in un unico “pastone” (il termine è correttamente tecnico-gergale, pur se può richiamare nei profani l’ambiente gallinaceo) introdotto da una breve nota terminante con l’espressione: “riportiamo qui di seguito tutti gli interventi che non leggerete”.
Ora è senza dubbio vero che amministrare, districandosi in una serie di norme che è diventata una jungla, e tutte le “semplificazioni” che finiscono per complicare, è diventato difficile, e di conseguenza non è facile raccontare ai cittadini le scelte che si compiono, ma è anche vero che amministratori (e soprattutto politici) locali, ci mettono del loro nel non farsi capire.
La conseguenza è che il cittadino medio “schifa” l’argomento, e finisce poi o per non votare affatto, o per votare “a occhio”, sulla base di quello che percepisce come realizzato o disatteso, ma questa finisce per essere una democrazia limitata e brutale del sì o no, e comunque esercitata solo a consuntivo.
Converrebbe a tutti a farsi capire e favorire la partecipazione di una più vasta platea di cittadini alla formazione delle scelte, perché la democrazia la si applichi in corso d’opera.
Un tempo questo ruolo di allargamento della discussione era esercitato in buona parte dai tanto vituperati “partiti”, che allora erano “di massa” e funzionavano tra l’altro come buona palestra, come formatori di amministratori più selezionati, più accorti e meno improvvisati, ma le attuali forze politiche sono ormai degli oligarchici clubbini, capaci di attivarsi solo come temporanei “comitati elettorali” e poco più. Quindi bisogna battere altre strade.
La rete – detto da chi ci vive in pratica dai suoi albori – può essere un formidabile strumento di coinvolgimento, ma ha anche dei limiti insormontabili e non solo perché praticata (con diversissimi livelli di capacità d’uso) da solo una parte della cittadinanza, ma anche perché una “discussione in rete”, non è per nulla equivalente ad un incontro di e tra vere persone, essa risulta spesso dispersiva, indisciplinabile, sterile, o peggio uno scimmiottamento della partecipazione a colpi di tweet o post, in cui il povero stronzo domanda in 140 affannati caratteri e il grande capo si degna (talvolta) di rispondere. La partecipazione necessita di tempi e modi diversi.
Occorre che gli amministratori (comprendendo nel mazzo maggioranze e opposizioni) riprendano la vecchia buona pratica degli incontri con la cittadinanza, avendo cura di enucleare volta-volta specifici “gruppi di interesse”
Prendiamo per esempio il Bilancio, l’atto di maggiore importanza di ogni anno per un ente, i cittadini dovrebbero essere consultati in fase della sua formazione, ma come?
Va da sé che una generica discussione sulle linee di bilancio, al cospetto di un’indistinta assemblea, incentiverebbe solo la produzione di una corrente d’aria da sbadiglio di una tale potenza che potrebbe provocare delle broncopolmoniti in chi ne fosse investito. Altro discorso sarebbe “spacchettare” e mirare a precisi uditori.
Facciamo un concreto esempio ferajese: mettiamo che in fase di redazione dello strumento gli amministratori avessero convocato un incontro sul tema: “Bilancio e viabilità minore cittadina”, sicuramente in molti sarebbero calati dalle valli (Val Carene, Val di Denari, Valle di Lazzaro) e qualcuno sarebbe venuto su dalla Biodola, da Scaglieri, da Bagnaia ed altri siti, per partecipare (forse incazzato ma pur sempre partecipante) e magari per fornire preziosi suggerimenti a chi amministra e chi si oppone.
Lo stesso dicasi ad esempio per quanto riguarda le alienazioni e le loro finalità, le manifestazioni promozionali , e molto altro ancora. Siamo convinti che platee adeguate non sarebbero mancate.
Altro ci sarebbe da aggiungere, ma temiamo di non sbagliare avvertendo che la curva dell’attenzione dei superstiti lettori stia in vertiginosa caduta, quindi per non essere come “cencio che parla male di straccio” o più chiaramente per non risultare perfino più pallosi di voi, ci mettiamo un punto. Punto.