Domenica 19 Marzo, Moby delle 14:30, partenza da Piombino.
Con la squadra dell’under 12 dell’Elba Rugby (di cui mio figlio fa parte) ci accingiamo a prendere la nave.
Torniamo a casa dal concentramento di Rosignano belli caldi, le abbiamo perse tutte, quattro su quattro, ma almeno si torna a casa ad un’ora decente.
Per prendere quella benedetta nave, prima, però, le solite cose: doccia alla sveltissima, mangiare con l’imbuto, autovelox che speriamo non ci siano ecc…
Arriviamo a banchina che è quasi l’ora x, il portellone è sempre aperto ed il personale (di bordo e di terra) tranquillo.
All’apparenza, fretta non ce n’è, i bimbi cominciano a salire dal portellone.
A metà delle operazioni intimiamo ai bambini di fare retromarcia: per correttezza, è meglio montare tutti insieme e col biglietto.
Perché il biglietto, appunto, ce l’ha l’allenatore il quale, a sua volta, ha posteggiato il furgone nei paraggi e sta venendo, letteralmente, di corsa.
Tecnicamente, alle due e mezzo manca sempre qualche secondo.
Il personale di bordo preposto, messo al corrente della situazione, non sente ragioni, l’orario è orario: si parte.
Se hai, hai. Se un hai, ohi.
La comitiva neanche scende tutta, un paio di unità rimangono a bordo.
Sapete come i bambini dell’under 12 dell’Elba Rugby hanno incassato quello che, per molti di loro, è stato il battesimo del fuoco del “portellone chiuso nei denti”?
Hanno posato a terra le borse e a stretto giro di posta hanno vergato un altrettanto nei denti applauso, per tutta la durata della chiusura del portellone.
Applaudivano tutti, qualcuno urlava “grazie grazie”, chi era capace abbozzava un fischio.
Una standing ovation, insomma.
Uno spettacolo.
La distanza era di qualche metro, quell’inflessibile custode della puntualità avrà sentito, eccome.
I passeggeri già sul ponte che hanno assistito alla scena, ridevano.
Di immortalare il tutto no, non ci ho neanche pensato, il momento era catartico, avrei sciupato tutto.
Ho soltanto scattato questa foto qualche istante dopo, quando effettivamente è arrivato l’allenatore coi biglietti, alle 14:32.
Col senno di poi, andava detto ai bambini di salire tutti quanti, ma adagio; un adulto avrebbe poi dovuto attaccare una supercazzola basic ed il gioco era fatto: avremmo guadagnato quel minutino necessario.
Nella corsa successiva, un’ora e dieci dopo, mentre ascoltavo le partite alla radio con le cuffiette, spaparanzato fuori al sole, col fumo delle ciminiere che faceva un tutt’uno col nero della mia incazzatura, mi sono venuti in mente i comunicati stampa istituzionali, che finiscono tutti così: Viaggiare con Moby e Tirrenia significa sentirsi completamente a proprio agio, in un ambiente piacevole con un'atmosfera di relax e divertimento.
Ah bene, che goduria!
Vince anche la Juve....
Michele Melis