Carissimo Elbareport e carissimo direttore, visto che proprio lui è chiamato in causa anzi, il suo “a sciambere del salvifico padrone” uscito il 10 aprile su questo giornale. Poco da dire sul ragionamento e sui rischi che la democrazia corre, anzi, semmai alla idea di democrazia va riconosciuto un radicamento profondo nel tessuto sociale del nostro paese se da ben oltre vent’anni quest’ultima naviga in un mare in tempesta, infestato da vascelli pirata per fortuna comandati, almeno fino ad ora, da capitani guerci e pasticcioni.
Ma, se fortunatamente incompetenti, nondimeno questi pirati della mutua qualche, anzi più che qualche, falla sono riusciti a praticarla nell’opera viva del bastimento sul quale siamo imbarcati. Da una legge elettorale fatta su misura per consolidare una oligarchia autocostituitasi, ad un governo, l’attuale, formalmente ineccepibile ma sostanzialmente incaricato dal vertice dello stato in un clima di stato d’assedio economico. Tralascio, per non diventare noioso, l’attacco al potere giudiziario, le leggi palesemente approvate per coprire reati gravissimi e pandemici quali l’evasione fiscale e la corruzione (vedi falso in bilancio), o per ribaltare l’esito di referendum regolarmente svolti (vedi finanziamento ai partiti o privatizzazione dell’acqua pubblica). La lista potrebbe continuare.
E’ il “che fare” che è mancato in questi anni, il “che fare” che una serie di forze non compromesse esistenti sia nella nostra isola che nel nostro paese non riescono a definire, per ora condannato a rimanere in uno stato puberale, poco più che infantile. Questi vagiti vengono dalle associazioni politiche malsopportate dai partiti che ne dovrebbero invece costituire l’ambiente naturale di crescita, da buona parte delle associazioni ambientaliste, da comitati nati su problemi locali, da onlus che intervengono su problemi settoriali, ma non riescono ancora a diventare voce, progetto collettivo.
Il caso di Rio Marina è, per il nostro microcosmo, la cartina di tornasole di un meccanismo inceppato, opaco, nebbioso e inconcludente. A Rio Marina è in scena una crisi della quale non si conoscono le cause. Anzi, le si conoscicchiano per bisbiglio, cicaleccio, nel migliore dei casi chiacchiere fra persone informate dei fatti come direbbe la PS, ma non un solo partito, primo fra tutti quello della Sindaco (forse) dimissionaria, ha chiarito i motivi sui quali è scoppiato il casino.
Il rischio che una pletora di padroncini devoti al pubblico apparire ma industriosi nel privato maloperare stia, magari inconscientemente, scavando dall’interno il tronco della nostra convivenza sociale è ormai concreto, così come l’eventualità che la nostra democrazia possa non tanto morire di una improvvisa apoplessia, quanto venire sfigurata da un lento, devastante, tumore.