Ci è stato segnalato un post di Yuri Tiberto sul FaceBook che benevolmente commenta il nostro intervento su “Elbareport” relativo al disinvolto uso del copia-incolla nei programmi elettorali. La civiltà di Tiberto ci induce a ricambiare volentieri il suo saluto, approfittando per fare alcune precisazioni a nostro riguardo, che ci saremmo altrimenti risparmiate non considerandole assolutamente rilevanti. Caracuto, lo abbiamo già detto in altra occasione, è nome colletivo, e vi corrispondono ‘mani’ diverse mosse da sensibilità, propensioni e professioni diverse. E’ ovvio che il collettivo è molto affiatato, e da tempo immemorabile abituato a collaborare in impegni professionali diciamo meno giocosi della Politica campese. Lo precisiamo perché i ragionieri, gli economisti, gli architetti, i medici, i giuristi, i professionisti vari che di volta in volta variamente aggregati collaborano all’estensione delle note del Caracuto si sono un po’ adontati del saluto caloroso rivolto al Prof. Caracuto (con tanto di maiuscola) che sembra adombrare un autore singolo e qualificato.
E’ chiaro che la miniredazione del Caracuto sceglie in taglio da dare agli interventi, trovandosi mediamente d’accordo. Ma non vogliamo abusare del generoso apprezzamento “davvero abile e assolutamente corretto nel lasciare trasparire il meno possibile il suo essere decisamente schierato”, perché ci viene naturale, essendo ciascuno più o meno diversamente schierato dagli altri, sia pure in un ambito abbastanza orientato.
Nel caso dell’intervento cui fa riferimento Tiberto, ad esempio, è stato scelto il taglio “filologico” perché pareva esemplare di un modo disinvolto di concepire le forme istituzionali; ma il Caracuto “ragioniere” aveva apprestato un’analisi degli aspetti economico-finanziari collegati con i diversi punti programmatici assai puntuale e estremamente interessante, anche se un po’ noiosa, che sarebbe risultata assai più, diciamo, “incisiva”, ma forse meno opportuna per l’impatto più pesante nella campagna elettorale. E il Caracuto amministrativista aveva predisposto una nota sulle incongruenze di merito nei provvedimenti proposti, e il Caracuto urbanista aveva raccolto alcuni altri punti critici, e così l’Avvocato, eccetera eccetera.
Non di meno corre l’obbligo di dire, gentile Tiberto, che il programma davvero UFFICIALE è “solo” quello depositato all’Albo Pretorio, e su questo non ci piove.
Quanto all’invito a leggere il Programma del 2014 della Lista concorrente a quella che sostiene Tiberto, nel 2014 il Caracuto non esisteva, e non ha certo voglia oggi di andare a spolverare cose già scomparse dalla scena. Non ci occupiamo attivamente di politica, ma in ogni caso non troviamo interessante la pratica già in uso al tempo di Fedro, del lupo che accusa l’agnello perché o lui o il padre o il nonno gli avevano intorbidato l’acqua. Quel Programma e quella lista non ci sono più, e gli attuali candidati delle liste concorrenti a quella propugnata da Tiberto sono così consapevoli degli errori compiuti allora che si ritrovano in due liste contrapposte, con compagni di strada nuovi e programmi del tutto diversi, ai quali gli avversari non si riferiscono preferendo parlare di quelli vecchi.
Sempre sotto il profilo filologico, perché nessuno si senta discriminato, osserveremmo che la qualifica di Lista civica non è determinata né dagli schieramenti tradizionali che la appoggiano o non la appoggiano, né dall’appartenenza dei candidati in misura maggiore o minore a partiti tradizionali, ma semplicemente dal fatto che la lista stessa non intende presentarsi col nome e il simbolo dei partiti tradizionali. E questo nel caso presente sembra riguardare in ugual misura tutte e tre le Liste che partecipano alla campagna elettorale. Noi saremmo più propensi a vedere liste di partito o di partiti, che sono più chiare e meno equivoche. Ma fortunatamente non siamo coinvolti. A voler esaminare poi la natura delle candidature e delle esclusioni ci sarebbe da fare un bel lavoro. Ma eravamo partiti per ricambiare un saluto, e siamo ripiombati nello sproloquio. Cordialità, Tiberto.
Il Caracuto