I sindaci isolani non smettono di stupire. Il loro fascino, perverso o naif a seconda dei punti di vista, continua a manifestarsi con uscite che meriterebbero una maggiore, divertita attenzione.
L’uno, il primo cittadino del comune costiero più occidentale dell’isola, da qualche anno tenta pervicacemente, con vari artifici, di trasformare il lungomare più bello dell’Elba e fra i più belli di tutte le nostre coste in una dozzinale banchina di porticciolo turistico, l’inverno desolato e deserto e l’estate riminizzato, mentre l’altro, nel comune costiero più orientale, è rimasto folgorato dalla scoperta dell’acqua calda e come spesso succede alle persone di grande volontà non accompagnata da sufficiente lucidità immagina di poterla trasportare per kilometri senza che si raffreddi oppure, chissà, forse nuovamente riscaldandola con sistemi artificiali nel punto di arrivo.
Ambedue mettono in scena ammalianti teatrini, chiamateli concorsi di idee o suggerimenti dell’esperto, tesi a convincere qualcun altro, oltre a loro stessi, che il radioso futuro è fatto, tanto per cambiare, di cemento armato.
I due, ma non sono i soli, aborriscono i normali ma necessari interventi di manutenzione quotidiana o gli adeguamenti non pervasivi. Patologicamente intrisi di un endemismo locale, la sindrome napoleonica, pensano solo a grandi progetti, tali da far tramandare il loro nome ai posteri, incuranti della qualità degli epiteti che sarebbero loro indirizzati nei decenni a venire se le loro allucinazioni venissero realizzate.
Il Mitile Ignoto