HEGEL E LA DEMOCRAZIA
È stata da qualche giorno resa pubblica una lettera firmata dal Ciumei e dai suoi dieci sfortunati compagni di lista.
Nel testo ho trovato questa frase, che mi ha lasciato basito:
«Allora, facciamo un breve ripassino di educazione civica: la democrazia è basata sul principio hegeliano della dialettica. Chi vince governa, chi è in opposizione controlla. Dalla sintesi delle due posizioni dovrebbe nascere un governo perfetto».
Secondo il Ciumei, la democrazia degli stati occidentali sarebbe dunque «basata sul principio hegeliano della dialettica».
Tutti possono valutare quanto sia vera questa affermazione attraverso il facile confronto di alcune date che si trovano anche su Internet. Le date e, più in generale, i numeri hanno un'evidenza che non lascia spazio alle chiacchiere.
I NUMERI SONO SPIETATI
Georg Wilhelm Friedrich Hegel nacque il 27 agosto 1770 in Germania.
La dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America fu approvata il 4 luglio 1776, quando il bambino tedesco Giorgio Guglielmo Federico aveva appena cinque anni e dieci mesi, e stava cimentandosi con le aste, secondo l'uso di quell'epoca, per imparare a leggere e a scrivere.
«Noi riteniamo − dissero gli Americani − che sono per sé stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità».
Nella "Dichiarazione", redatta da Thomas Jefferson, sono esposti i princìpi essenziali degli stati liberaldemocratici: tutti gli uomini sono uguali davanti alla legge e sono dotati di diritti inalienabili; il governo deve avere il consenso dei cittadini; il popolo sceglie la forma delle istituzioni.
Diversi anni dopo, il 26 agosto 1789, nella Parigi «sbastigliata» l'Assemblea Nazionale approvava la Dichiarazione dei Diritti dell'uomo e del cittadino, che appare chiaramente influenzata dal documento americano e che a sua volta ispirerà tutte le Costituzioni liberali dell'Occidente.
Ormai Hegel non era più un fanciullino: il giorno successivo avrebbe compiuto diciannove anni. Ma era ancora un giovanottello sconosciuto, che si era iscritto all'Università da appena un anno.
Questo semplice elenco di date dimostra − con la spietata evidenza dei numeri − che le istituzioni democratiche dell'Occidentale non sono «basate» sulla filosofia hegeliana: la democrazia occidentale è nata quando la filosofia hegeliana ancora non esisteva.
Dunque il «breve ripassino di educazione civica» del Ciumei è una bischerata.
LO STATO ETICO
Non mi sembra il caso di spiegare qui che gli storici collegano i sistemi liberaldemocratici con l'Illuminismo, con le sette religiose (Padri Pellegrini), con le teorie contrattualistiche dello Stato, con la filosofia politica di Montesquieu, Locke, Tocqueville, J. Stuart Mill…
Prima del Ciumei, a nessuno era mai venuto in mente di includere Hegel fra i teorici della democrazia. Anzi la concezione hegeliana dello Stato etico è considerata incompatibile con la democrazia. Non è un caso che la voce "Fascismo" dell'Enciclopedia Italiana − firmata da Mussolini, ma scritta dal filosofo "neohegeliano" Giovanni Gentile − riecheggi la teoria dello stato etico di Hegel.
LA CARICATURA DELLA DIALETTICA HEGELIANA
Con doti di stringatezza veramente eccezionali, il Ciumei espone con queste parole la dialettica hegeliana applicata alla politica: «Chi vince governa, chi è in opposizione controlla. Dalla sintesi delle due posizioni dovrebbe nascere un governo perfetto».
In realtà, per Hegel la dialettica non è né una legge elettorale, né un modello costituzionale, né un programma politico. Hegel concepisce la dialettica come la legge che determina necessariamente il divenire incessante di tutto il Reale: Idea, Natura, Spirito.
È sorprendente che il Ciumei ricorra alla dialettica hegeliana per definire i rapporti fra maggioranza e minoranza in un piccolo comune in cui alle elezioni comunali si sono presentate due sole liste.
Propongo di applicare la regola del Ciumei alla Francia, dove è stato eletto di recente un nuovo presidente e una nuova assemblea nazionale. Nel parlamento francese ci sono 308 deputati del partito del presidente Macron e 8 del partito della sua rivale Le Pen: in che senso la dialettica hegeliana dovrebbe portare alla sintesi fra queste due forze?
Inoltre nell'Assemblea ci sono anche 137 deputati della destra moderata, 41 socialisti, 27 della sinistra estrema… Che ruolo avrebbero questi duecento deputati nella "dialettica" hegeliana reinterpretata dal Ciumei?
Un discorso simile vale per l'Italia dopo la «non vittoria» del 2013.
Non si capisce perché Ciumei sia convinto che siano soltanto due le «posizioni» presenti nei parlamenti di Francia, Italia, Spagna, Germania, Olanda, Austria, Grecia…, ma anche in moltissime altre istituzioni minori. Tantomeno si capisce come «dalla sintesi delle due posizioni dovrebbe nascere un governo perfetto». Qual è il «governo perfetto» concepito dal Ciumei?
La teoria ciumeiana del «governo perfetto» è un'altra bischerata.
COM'È COLTO! COM'È INTELLIGENTE!
Nel pensiero di Hegel la dialettica ha un ruolo centrale. Ma è anche la parte più debole perché è confusa, macchinosa, incomprensibile: perciò è stata presto abbandonata dalle varie correnti filosofiche neohegeliane, compreso il neohegelismo italiano del Novecento.
Era sopravvissuta a lungo come "Diamat": mummificata in una sorta di religione di Stato. Ma si è squagliata insieme allo Stato, perché era una formula vuota a cui nessuno credeva più. Ecco perché appare sorprendente che la dialettica venga ora risuscitata da un Ciumei. E anche questa è una bischerata.
Probabilmente il Ciumei è rimasto l'unico "pensatore" che − nel 2017 − sembra dare credito alla triade dialettica.
Perciò mi pongo alcune domande.
Perché il Ciumei va a impelagarsi in questi argomenti astrusi, in cui può soltanto rimediare figuracce spaventose? Ma chi glielo fa fare? Ma davvero non trova altri argomenti contro i nuovi amministratori che lo hanno mandato a casa?
Avrebbe dovuto cercare la consulenza non dico di un «docente universitario», ma almeno di qualche «studioso di storia», che − forse − ha sentito parlare anche delle rivoluzioni del Settecento, oltre che dei bagnetti della signora Cleofe e dei lavori di Elisa Bonaparte Baciocchi per ampliare la zecca marcianese.
Un «internauta» come Ciumei si è rivelato incapace perfino di condurre una facile ricerchina su Internet.
Ciumei ha l'ambizione di apparire intelligente e colto: ma si lascia travolgere dalla presunzione che i suoi sbiaditi ricordi scolastici di quasi trent'anni fa possano bastare a imbastire una lezioncina di filosofia.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Una cosa penosa. Una brutta barzelletta raccontata da uno che non sa raccontare le barzellette.
Ciumei trascina con sé nel ridicolo anche i dieci candidati della sua lista che, fidandosi di lui, hanno firmato il suo scritto senza capire quali baggianate sottoscrivessero.
Per il futuro, suggerirei al non più sindaco di praticare le virtù della modestia e della prudenza. Ho dubbi che queste virtù siano sufficienti a farlo apparire intelligente e colto: ma almeno lo aiuteranno a scongiurare altre figuracce.
A conclusione del documento della minoranza si legge: «Ora torniamo a giocare a bocce. Au revoir».
Ecco un programma che − questa volta − mi sembra appropriato.
Gian Piero Berti
Postscriptum
Due parole sull'immagine che accompagna questo mio articoletto. Nella Fenomenologia, Hegel ha creato una metafora famosa: nel buio della notte, anche le vacche bianche sembrano nere. Mi scuso con i lettori, ma non sono riuscito a trovare foto di bovini in notturna. Perciò ho dovuto ripiegare sull'immagine di un altro mammifero, sperando che questo nobile equino possa comunque essere di aiuto a capire.