Direttore carissimo di Ebbarepot,
accune piccole cose mi pemmetto di dire sulla questione dissalatore si-dissalatore no. Vogliono essere solo punti di riflessioni per le persone interessate e che voglia hanno di ragionare. Quacche ricecca fatto ho su internete e poi pallato ho con tanticchia di gente al bar e per strada. Espetto non sono, ma pallato ho con il Dottori Augella, che della quittione un tanticchio si intende. Il Dottori dice, e lascio a lui la parola, che: <<Ragionare dobbiamo su: tappare i buchi della condotta interna, scavare nuovi pozzi, captare tutte le sorgenti, censire i pozzi privati e inserirli nella rete idrica pubblica, costruire serbatoi a cielo aperto o in sotterraneo, nuova condotta dalla Val di Cornia, dissalatore e, "la madre di tutti gli approvvigionamenti", il risparmio idrico. Sviluppiamo>> dice Iddu, << una campagna di educazione, insegnando che siamo su un'isola; che non sono proprio necessarie quattro docce al giorno e neanche il praticello all' inglese. L'acqua è diventato un bene prezioso, è l'oro blu dei nostri tempi e del futuro. Lascio perdere le bettoline di un tempo, perchè, tutti d'accordo siamo che non vogliamo ritornare ai primi anni '80 del secolo passato. Metto subito le mani avanti. La mia opinione è che : un dissalatore, accompagnato da una, scientificamente sviluppata, campagna di reperimento e valorizzazione delle acque elbane, da una idonea attività di manutenzione della rete idrica elbana, e da una incisiva campagna culturale di risparmio idrico, ed eventualmente, a posteriori, di un secondo dissalatore, siano le soluzioni più idonee. Detto questo tenterò brevemente di fornire un quadro oggettivo della situazione. Un quadro che presumibilmente, per quanti sforzi faccia, non potrà non risentire della mia opinione personale.
Litro più litro meno, nella rete idrica elbana vengono immessi 7,5 milioni di metri cubi di acqua all'anno (4 milioni di mc. dalla Val di Cornia, 3, 5 milioni di mc. dai pozzi e dalle sorgenti dell' Elba). Quasi la metà di tutta questa acqua viene persa dalle condotte interne bucate . Più o meno di fatto restano 4 milioni di mc. per soddisfare la sete di elbani e "foresti" (continentali che hanno casa all'Elba, turisti degli alberghi e campeggi, turisti che affittano case al bianco ed al nero, turisti mordi e fuggi, naviganti, camminatori; cinghiali e mufloni...).
Il consumo pro capite per i paesi, cosi detti sviluppati, è stimato attorno a 175 litri al giorno. Gli elbani sono circa 30.000 e a loro dovrebbero bastare attorno a 2 milioni di metri cubi anno di acqua: più o meno, quelli dei loro pozzi e sorgenti dimezzati dalle perdite delle condotte interne. I problemi nascono quando ad aprile arrivano i "foresti" e durano, fino a quando ripartono, ai primi di ottobre. Ma i "foresti" sono il pane dell'Elba. Se manca l'acqua i "foresti" vanno via. Se i foresti vanno via, resta l'acqua ma manca il pane. Ma quanti sono i "foresti"? Nessuno lo sà con precisione (la punta del solleone sembra essere attorno a 250.000), ma resta il fatto che ad aprile i consumi iniziano a crescere, raggiungono il loro massimo, quadruplicando in agosto il consumo mensile dei mesi autunno/inverno (circa 160.000 mc. al mese); per tornare ai consumi invernali ad ottobre. In conclusione, pur con tutte le incertezze del caso i consumi dei "foresti", dovrebbero essere più o meno, altri 2 milioni di mc. di acqua da aggiungere a quelli consumati dagli elbani. In conclusione le risorse idriche effettivamente disponibili (4 milioni di mc. /anno) sono sufficienti al fabbisogno, ma più della metà di quest'acqua viene dal continente. Enunciati i dati ed i problemi vediamo di ragionare sulle possibili soluzioni.
Tappiamo i buchi della rete. Anche ad essere bravi, con un lungo lavoro a lotti, se non vogliamo creare un grande cantiere per tutta l'Elba, con problemi a catane dei colpi d'ariete e con alti costi quanto mai aleatori, possiamo stimare di abbattere le perdite al 30 %, con un recupero di 1, 25 milioni di mc/anno. E nel caso, entreremmo nel Guinnes dei primati dei territori a morfologia collinare-montana, dove gli utenti si trovano a quote differite di varie centinaia di metri, rendendo quindi necessarie marcate variazioni di pressione nelle condotte (facile contenere le perdite nelle pianure dove l'utenza si trova a quote variabili di qualche metro). E poi l'acqua che fuori esce dai tubi non è proprio persa del tutto, poichè torna ad alimentare le falde. Per cui tappiamo i buchi, ma nel contempo, nel circuito idrogeologico generale, sottraiamo risorse a pozzi e sorgenti.
Scavare nuovi pozzi, captare al meglio le sorgenti, censire i pozzi privati,costruire serbatoi a cielo aperto o sotterranei. Certo qualche pozzo può essere scavato, la captazione delle sorgenti migliorata, censire i pozzi privati sarebbe opportuno, più difficile pensare di metterli in rete. Peraltro nelle piane costiere la falda di acqua dolce galleggia sul cuneo salino, e come sanno tutti, i prelievi di acqua dolce nei pozzi costieri devono essere ben gestiti altrimenti arriva l'acqua salata, e sono dolori, e tempi lunghi per ristabilire l'equilibrio. I serbatoi, dove raccogliere l'acqua in inverno per consumarla in estate, sono una soluzione suggestiva, ma difficilmente praticabile per ragioni ambientali, manutenzione e costi. Inoltre, dicono: se convogliamo l'acqua nei serbatoi la sottraiamo, almeno in parte, anche alle falde, e quindi ai pozzi e alle sorgenti.
Condotta idrica dalla Val di Cornia. il tubo che ci porta l'acqua dalla Val di Cornia (160 l/s) è vecchio, costruito più di trenta anni fa, per durare 25. Al tempo venne fatto qualche errore nello stenderlo e in alcuni punti, in cui non toccava il fondo, vennero innalzate dei sostegni che oggi sono, in molti punti, scalzati. Per fortuna il tubo è di un ottimo acciaio spesso 18 mm., ma se si dovesse rompere, è bene pensare che non si tratta di mettere una toppa con il lavoro di qualche giorno e poi torna tutto come prima. Effetto elastico, depressioni, ingressioni dell'acqua di mare, etc.etc, sono dei problemi di non facile soluzione, con tempi lunghi, difficilmente stimabili, ma dell' ordine dei mesi, dicono gli addetti ai lavori. Allora raddoppiamo il tubo e qui, leggiamo, che i costi sono più o meno quelli di due dissalatori e i tempi di realizzazione di vari anni . Ma comunque, anche superato l' aspetto economico resta il fattore clima. La tropicalizzazione del clima è sotto gli occhi di tutti. Non piove più goccia-goccia per giorni e giorni, così che l'acqua può penetrare nel sottosuolo ad alimentare falde e sorgenti. La neve è sempre più rara. Piove a bicchieri qualche ora, o uno o due giorni; l'acqua scorre sulla superficie, più o meno impermeabilizzata dal cemento e dalla fine dell'economia agraria, e scorre repentinamente in mare. Le falde si abbassano e le sorgenti ed i pozzi si inaridiscono. E questo accade all'Elba e in Val di Cornia. In questo quadro è facile pensare ad una guerra per "l'oro blu"; ed è facile pensare anche chi sarà il vincitore, sia pure effimero.
Dissalatore. Andiamo a riprendere l'acqua del mare. Navigando un pò sul web e digitando: desalinization plant, si trovano molte informazioni. Andiamo dal mega dissalatore del Dubai (600.000 mc/g), al piccolo dissalatore di Heligaland in Germania, a quelli del Giglio, Capraia e Giannutri. Quello progettato per l'Elba (7.000 mc/g a regime) è in grado di fornire più o meno la metà dell' acqua che arriva dalla Val di Cornia. Non è sufficiente, ma aiuta. Dovrebbe sorgere nella Piana di Mola a circa 1 km. dal Lido di Capoliveri e 1,5 m. dalla località di Mola. E' stato progettato da qualificati tecnici e scienziati,che hanno studiato gli aspetti ecologici e tecnologici dell'impianto mettendoci la firma e la reputazione. La sua realizzazione è oggetto di un teso confronto, ampiamente divulgato dai media e dai social, in cui si ritrovano quanto mai opportuni punti di riflessione sugli aspetti paesaggistici, il rumore, i costi di realizzazione, le fonti di finanziamento, il costo dell'acqua prodotta e le relative tariffe all'utenza. A parte, gli inevitabili coloriti e disarmanti commenti del "blog-folclore", una preziosa dialettica nella misura in cui porterà a migliorie tec nologiche e ambientali, e all'allargherà la condivisione sociale ad un'opera che, appare strategica per il futuro dell'Elba>>.
Quetto ditto ha il Dottori Augella, mia aggiungo, piano piano, magari cogliamo l'occasione dissalatore, che costruito e gestito a regola d' arte essere deve, per bonificare i fatiscenti fabbricati della ex-azienda agricola di Mola, che dista 300 m. dal dissalatore, pieni di tutto e coperti da decine di metri quadri di eternit e, anche pe' quacche intervento per migliorare la situazione "un pò disordinata" del Lido. Fusse che fusse la volta buona che con il dissalatore riuscimo a migliorare la preziosa Piana di Mola e le sue coste?
Direttori carissimo, bacio le mani a Vussia e a tutti coloro che con animo leggero, ragionare vogliono sul futuro idrico dell'Elba.
Catarella