Un antichissimo e severo adagio imporrebbe: "Scherza coi fanti ma lascia stare i Santi", laddove - meglio specificarlo - non si istiga a prendere irriverentemente per il culo i guerrieri appiedati, già bistrattati da armi e reparti diversi (cfr "senti che puzza giù nella via/ ora che passa la fanteria", roba degna di un Salvini - con rispetto parlando - briaco che canta dei napoletani). No, il termine "Fanti" nel caso è usato nella vetusta accezione di "ragazzi" (l'assessore fin qui non avrà capito un cazzo, ma proseguiamo) quindi il senso della sentenza, più usata che compresa, è da intendersi somplicemente come monito a non essere dissacranti un po' sulla scia dell'altrettanto noto: "non mescolare il Sacro col profano"
Orbene senza assurgere alle vette del nostro compaesano (e pure, ancorché lontano, consanguineo) Ettore Ferrini, che titolò la sua prima opera letteraria "Non ho nulla contro i Preti, sennò lo avrei già spruzzato dappertutto", oggi ci concediamo un leggero sberleffo patronale, istigati da una insospettabile "talpa" (Nunzio Marotti), che ci ha segnalato un bellissimo e dotto scritto di Evelina Gemelli, pubblicato sull'ultimo numero del settimanale "Toscana Oggi" che piratiamo, suggerendo ai nostri lettori di gustarselo fino in fondo. E' lunghetto ma vale tutto il tempo di leggerselo.
Comune unico di Rio : a che santo votarsi?
All’indomani del referendum che ha preso atto della volontà popolare favorevole all’unificazione dei due comuni di Rio Elba e Rio Marina nell’unica Rio, la prima considerazione, sorta spontanea, l’ha suggerita la Storia: ora che si è fatta l’unica Rio, rimane da fare i riesi.
E’vero, i riesi ci sono sempre stati, anzi, in principio erano i riesi… sempre chiedendo scusa per questi riferimenti, sia profani che sacri. Ma la storia, quella piccola del nostro territorio, parla di un preciso momento datato in cui quell’unica comunità decide di seguire due vocazioni diverse, quella mineraria e quella marinara. Le strade si sono separate ma forse i riesi sono rimasti, separati sì, ma in casa.
Si sa che la Storia e la storia guarda avanti. E per guardare avanti, chissà che dietro l’angolo non ci sia un altro referendum, ipotesi molto improbabile, questa volta per chiedere ai riesi a quale santo vogliono votarsi. Dovrà pur esserci un santo unico che contribuisca, per quanto gli sarà possibile, a unificare i riesi anche in un’unica devozione.
Sempre per assurdo, dovessero trovarsi davanti a questa scelta, converrà fare riferimento ai santi esistenti sul territorio. Proprio per ricordarsi della storia. E per loro serenità, i riesi di santi in paradiso ne hanno tanti!
Per cominciare dalle periferie, la frazione di Bagnaia mette in campo Santa Rita, la santa dei casi impossibili e disperati… Una santa beatificata a 180 anni dalla morte e proclamata santa dopo 453 anni! Anche per lei, tempi lunghi…Potrebbe fare al caso perché i suoi genitori erano stati strenui pacieri tra guelfi e ghibellini.. Oppure perché anche lei prima ha seguito la vocazione di sposa e madre e poi si è ritirata in convento… Certamente perché è intitolato a lei un Riconoscimento internazionale per chi si distingue per i valori del perdono e della solidarietà… E’stata donna del dialogo e della riconciliazione… Trascurando il primato che ha una sua statua in Brasile che con i suoi 56 metri è la statua più grande al mondo.
Dall’altro versante, a Cavo, si potrebbe scegliere tra due santi: uno antico, San Menna, poi Mennato e infine San Bennato, a cui era dedicato un edificio di cui si ha un’attestazione documentaria del 1235, poi demolito per realizzare un vigneto…
Ma la cosa non deve stupire più di tanto: anche a Rio Marina la prima chiesa di Santa Barbara fu demolita per esigenze minerarie… San Menna è un martire egiziano, questo lo rende attuale, come benaugurante sarebbe il nome Ben-nato, ma la sua candidatura non avrebbe possibilità di successo, nonostante tutto. Però la comunità di Cavo ha un altro santo da proporre, San Giuseppe, a cui è dedicata la chiesa parrocchiale. San Giuseppe non necessita di argomenti, la sua è una devozione molto diffusa, e potrebbe andar bene se non altro per la sua capacità di rimettersi fiducioso nelle mani di Dio, anche quando i suoi disegni sono umanamente difficili da accettare… E poi San Giuseppe, la località di confine tra i due paesi, si trova ad un punto di incontro tra le due comunità. San Giuseppe potrebbe andare bene.
Per non trascurare nessuno, c’è anche un San Felice, in località Sanfelo: si ha documentazione fino al sec.XIII e con notizie che non riguardano la data di edificazione dell’edificio ma la sua storia istituzionale. Questa sembra legata a un monastero benedettino di Vada, ed emergono collegamenti con il territorio di Capoliveri, con trattative che vincolano assistenza spirituale e debiti di barili di vino…
Meglio lasciar perdere, anche se Felice, come Ben nato, poteva essere di buon auspicio… Ma è dai centri abitati che potrebbero venire le proposte più accreditate.
A Rio c’è San Quirico, che prima di essere associato a San Giacomo, aveva vita propria. A lui era dedicata la chiesa di Grassula, il primo insediamento in assoluto, prima di Rio e tanto più della Marina di Rio, distrutto nel 1534 da Barbarossa. Nell’area dove insisteva l’edificio si sono avute restituzioni di materiali databili tra il V e il IV sec.a.C. : qui la storia è documentata, ma forse non è sufficiente a farlo sentire un santo… adatto allo scopo.
Allora si potrebbe pensare a San Rocco, un santo che si ricorda il 16 agosto, un bel periodo per l’Elba, da sempre celebrato in pompa magna con fuochi artificiali e festeggiamenti annessi. Secondo la leggenda san Rocco fu imprigionato perché sospettato di spionaggio, ed è invocato contro le malattie degli animali e le catastrofi naturali. Anche lui potrebbe andar bene.
Ma dalle chiese parrocchiali arrivano altre due possibilità: San Giacomo e Santa Barbara. Questa santa ha un vantaggio: è patrona dei minatori, e minatori sono stati da sempre i riesi. E’una santa del III secolo, con una storia molto interessante, di ribellione al padre che la voleva apostata, talmente ribelle che il concilio di Trento ne limitò il culto proprio per questo motivo: un bell’argomento, invece, per guardare con benevolenza ai riesi…
E poi c’è San Giacomo maggiore, apostolo di Gesù, chiamato direttamente da Lui a diventare suo discepolo. Un santo a cui dobbiamo riconoscenza perché grazie a lui, agli apostoli e ai loro successori che abbiamo potuto conoscere Gesù e avere la fede: e questo è davvero un aspetto che unisce e accomuna tutti i riesi. San Giacomo è quell’apostolo che con Pietro assistette alla trasfigurazione e che era presente nella notte del Getsemani. Fu martirizzato nel 42, dopo aver percorso tante strade per portare la Buona Notizia. Un santo che fa camminare ancora oggi l’Europa, in lungo e in largo, ma anche in su e in giù… Con suo fratello Giovanni, figli di Zebedeo, era un pescatore del lago di Tiberiade: meglio di così, niente di più adatto a proteggere una marina! Aveva una madre un po’ intraprendente: Salome chiese a Gesù un posto speciale per i suoi figli… Ma si sa che quando la posta in gioco è alta… Interessante è ricordare quanto riferisce l’evangelista Luca (9,51-56) a proposito di un intervento di Giacomo nei confronti di chi non si era dimostrato disponibile all’accoglienza: “Signore, vuoi che diciamo al fuoco di discendere dal cielo e consumarli?”. Un tipo deciso, ma Gesù lo rimproverò: non si risolvono così i problemi!
Se i riesi fossero davvero chiamati a fare una scelta si troverebbero veramente davanti a un bel dilemma. Anche perché i santi non sono finiti qui, e sicuramente qualcuno resta ignorato.
Ma ci sarebbe anche Santa Filomena, e poi Santa Caterina, che dall’alto dell’eremo a lei dedicato potrebbe unire in un unico sguardo benevolo la collina e il mare. Sicuramente anche Nisporto, una località balneare, non rinuncerebbe a proporre Maria Ausiliatrice, a cui è dedicata la chiesetta consacrata dal Vescovo Carlo, e scusate se è poco! Oltre tutto, ai piedi di Maria ci si ritrovano sempre tutti, e se poi è venerata come Ausiliatrice, i riesi della marina giocano in casa perché sono salesiani dentro! Ma per uscire da questo ginepraio, anche se paradisiaco, “benevola venne una man dal cielo” a proporre nientemeno che il Padreterno! Ha sempre unito tutti, a prescindere. Il Dio trinitario è l’unico che può accogliere in sé ogni differenza e darle valore, in un abbraccio pacificatore, come rappresentato dal prezioso quadro conservato nella piccola chiesa dove per la festa della SS.Trinità accorrevano davvero tutti, a piedi, con sacrificio, camminando magari nel buio, ma con fede per arrivare alla meta.
Evelina Gemelli