Rivedersi dopo 47 anni e spiccioli in immagini della RAI in bianco e nero provenienti da un luminoso mattino dell’estate ferajese del 1970, o forse da un altro pianeta, con una orrenda camicia addosso, gli occhiali a goccia, basette e capelli lunghi. Risentirsi parlare serioso e sentenzioso, poco più che ventenne, in quel programma ripescato dalle Teche Rai da Angelina Provenzali.
Rivedere, sulla terrazza di Casa Palombo, Annarita Buttafuoco, al ricordo della quale Portoferraio ha dedicato una piazza, e Silvio Ginanneschi, Pino Fabbri, Riccardo Palombo, Vincenzo Iovine ed altre/i ancora in versione quasi adolescenziale.
E tu cerchi di scusarti con una giovane amica che riguarda quella breve intervista con te, oggi sulla Terra, e cerchi di farle capire perché allora ci si sforzasse di apparire “impegnati”, “politicamente corretti”, pure parlando di un argomento in sé allegro e perfino giocoso come l’amicizia. Ed al suo: “Eri troppo filosofo..” che suona come una vaga presa per i fondelli, opponi una farfugliante replica: “Ero (per non dire eravamo) uno che sognava… che viveva per gli altri”.
Certo potrei aggiungere che c’era tutta una generazione immersa nel sogno della giustizia sociale da realizzare, del personale disinteresse, del pubblico che doveva anteporsi al privato…. Ma mi incarterei in un discorso infinito.
L’ironica replica che mi arriva: “Perché ora per chi vivi?” la accolgo un po’ come una ulteriore presa in giro, un po’ come un affettuoso riconoscimento.
E allora riguardo quelle distantissime immagini pensando che moltissimo è cambiato, ma che ci credo ancora, quasi mezzo secolo dopo, nel sogno; ci credo per quelli che sono venuti e verranno dopo, come i miei nipoti, ci credo sgobbando gratis ogni giorno come allora, ci credo con pochi soldi in tasca come allora, ci credo, parafrasando Guccini, senza curarmi troppo, come allora, dei (rari) applausi e degli (immancabili) fischi, delle critiche, che qualche volta riescono perfino a metterti di buon umore.
Come e accaduto stamattina, ve lo racconto, così impostiamo una virata - più oculata di quella compiuta dall’ultima variopinta bagnarola a Palmaiola - dall’Amarcord al comico.
Com’è noto all’Elba viene gratuitamente diffuso (ma forse “tirato dietro” sarebbe più calzante) sotto le defunte spoglie di una storica testata, un cartaceo bollettino che potrebbe avere per più appropriato titolo “La Voce del Padrone dei Vapori”, un costoso giocattolino che però – va riconosciuto – negli ultimi tempi, con tutte le stufe e i camini che ci sono da accendere, ha dimostrato una certa sua utilità.
Ebbene come giornale, rei di aver pubblicato integralmente un comunicato dei perfidi Albergatori, ed il giorno successivo le precisazioni su una vicenda promozionale, gentilmente inviateci dal Sig. Rotellini, abbiamo letto sull’onorato foglio di che trattasi che ci saremmo comportati: “alla stregua di quei mezzi d’informazione che non rendono un buon servizio al lettore, ma al soldo di inserzionisti che badano solo al profitto personale”.
Al soldo noi? Chissà perché mi è venuto da pensare ad un episodio coevo dell’intervista di cui parlavamo in attacco del pezzo:
Nel tardo pomeriggio di un giorno, dalla bettola di Troncaceci uscì un ometto piuttosto “imbenzinato” e traballante che, senza curarsi di niente, traversò, o meglio: si tuffò nella già allora trafficata Via Carducci, costringendo un incolpevole automobilista ad una inchiodata, rivelatasi provvidenziale, perché il tizio non finisse sotto le sue ruote. Questi non trovò di meglio che colpire con una manata il cofano dell'auto giuntali a pochi centimetri, e urlare, con la bocca completamente impastata: “E stai attento briacone!”
http://www.teche.rai.it/1970/11/proverbi-chi-trova-un-amico-trova-un-tesoro/