Nell’età dell’oro della TV in bianco e nero, quando le pubblicità a getto continuo non ci tamburellavano le palle ma erano “confinate” in un contenitore spettacolare chiamato “Carosello”, uno degli sketch più amati, interpretato peraltro da due formidabili attori di prosa come furono Franco Volpi ed Ernesto Calindri (in una serie impegnata pure una giovane Sandra Mondaini) pubblicizzava la China Martini, e si sviluppava secondo un canovaccio fisso: i due in vestiti quasi ottocenteschi ragionavano di problematiche o oggetti moderni o comuni: la TV, l’automobile, gli esperimenti spaziali, le vacanze al mare, la musica rock convincendosi a vicenda di trovarsi di fronte a qualcosa di effimero e commentando inevitabilmente in lombardo “Dura Minga – Dura no” (Mica dura! Non dura!) approdando al coretto finale con brindisi: “Oggi tutto quanto e una lusinga/ dura minga, dura no!/ vive solo chi non se la prende/ e cantare sempre può:/ Fino dai tempi dei garibaldini/ China Martini China Martini/ niente bevande ma nei bicchierini/ China Martini come ai tempi di oggidì”
Immaginiamo che qualcuno si domandi dove vogliamo andare parare e togliamo la curiosità immediatamente.
Tra i commenti che sono stati apposti ad uno degli articoli che abbiamo pubblicato leggiamo: “Il 90% degli ecologisti lo è perché è trendy. Le mode passano e gli ecologisti ... ANCHE!” di un tal Alessandro.
Un fantastico “Dura Minga” non c’è che dire.
Così pensando per un attimo ad un improbabile Umberto Mazzantini con la cresta cementizia, pettinatato alla El Sharawi, o a noi stessi vestiti un po’ da Oscar Giannino un po’ da Giampiero Mughini, stavamo contemporaneamente sistemando delle nostre carte quando ci è cascato sotto gli occhi un brano scritto:
“Ci spaventa l’uso dissennato del territorio, chiediamo di ridiscutere la politica di costruzione, di smaltimento dei rifiuti solidi e liquidi. Senza una maturazione di massa della politica dell’ambiente e senza conseguenti scelte, i nostri boschi, le coste ed il mare dell’isola andranno verso un irreversibile degrado. Abbiamo bisogno di unire tutti coloro che non intendono tollerare altre prepotenze e vogliono concretamente difendere questa terra…”
Quattro pagine tirate a ciclostile, una macchina che ormai sempre meno sanno come funzionasse, il N° 0 di ARCIpelago gennaio 1989, bollettino nelle quali come principale notizia delle quindici riportate si annunciava la ufficiale costituzione della struttura elbana di Legambiente (peraltro già attiva all’Isola da qualche stagione, dal 1986 per l’esattezza)
Altro che “Dura Minga” altro che “trendy” signor Alessandro, dopo più di un quarto di secolo siamo ancora qui a tenere botta, forse con suo dispiacere, e senza vantare le innumerevoli volte che il tempo ci ha dato ragione, il consistente manipolo dei piccoli padreterni che ci hanno “caricato” ed hanno finito per rompersi le corna, il novero delle folgoranti “carriere politiche”costruite all’ombra del populismo anti-ambientalista e finite nei dimenticatoi, se non in peggiori maleodoranti pozze.
Di più, mentre nel frattempo sono sparite tutte le sigle politiche del tempo, anche per contare i soggetti associativi isolani di una certa rilevanza “vivi” allora come ora bastano, e avanzano le dita di due mani; oltre Legambiente ed Italia Nostra sono state ininterrottamente operative solo la Croce Verde, la Misericordia, il SS.Sacramento, Rotary, Lions e Massoneria.
Si rassegni Alessandro, poiché come cantava Bertoli stiamo “con un piede nel passato ma lo sguardo dritto e aperto nel futuro”, duriamo e dureremo.