Della recente schiusa di tartarughe a Straccoligno, dopo aver visto e letto, mi è rimasta impressa in mente una frase in particolare, di Letizia Marsili (biologa dell'Università di Siena), che recita: "La potenza della natura! Sono nate dove volevano, quando volevano, senza curarsi del fatto che noi non le avevamo considerate".
Già, la potenza della natura.
Anche a me, nel mio piccolo, mi capita di toccare con mano un “fenomeno”, sentite questa storiella.
Quando ad Aprile ho deciso di prendere un singolo di coastal rowing (imbarcazione da canottaggio per il mare aperto) l’ho fatto principalmente per un motivo: praticare uno sport all’aria aperta, in mare ed a contatto con la natura.
Ovviamente in natura c’è compreso di tutto.
Già in passato, quando avevo a che fare con i gozzi, ho avuto incontri ravvicinati con delfini e balene.
Da circa un mesetto però, non mi imbatto in mare in un grosso cetaceo ma, tutte le sante volte, in una minuscola formica.
Sì, una piccola formica è ospite a bordo.
Escludo che sulla barca ci sia un bel formicaio, altrimenti le formiche sarebbero tante.
Invece la formica in questione è una sola ed è sempre lei, ormai la riconosco.
Sbuca fuori non a terra, non sulla battigia mentre armeggio prima di partire, ma mentre remo quando sono al largo, cammina a zig zag e si fa ammirare per pochissimo tempo.
Ormai mi ci sono affezionato e gli ho dato anche un nome, certo.
L’ho chiamata Zena, che in arabo significa “la bella”, un po’ in onore di Genova (città a cui, proprio per i miei trascorsi nel canottaggio, mi sento legato), un po’ perché Zena, pronunciandolo, è simile a Xena, la principessa guerriera famoso personaggio di una serie TV degli anni novanta.
Perché per cavarsela in quel modo su una barca, deve essere una guerriera per forza.
Eppure di temporali ne ha fatti di recente….
Eppure col maestralone, o quando le barche e i panfili mi tagliano la strada a pochi metri dalla prua - maledetti: o passatemi di poppa, “demeeeenti” gli dico come gli avrebbe detto (buonanima) Sigarino - prendo delle imbarcate spaventose, l’acqua mi arriva fino alle caviglie, le ondate sono ondate….
Come faccia a sopravvivere non lo so, dove si vada ad imboscare nemmeno, ma una cosa è certa: la volta dopo, dopo cinque/dieci minuti che inizio a remare, come una sentenza, Zena, la mia principessa guerriera, verrà a salutarmi.
Non ci sono cristi che tengano, è la potenza della natura.
Ne ho parlato a lavoro con la mia collega Aurora Ciardelli, gli ho anche girato via WhatsApp alcuni video che ne testimoniano le scorribande, giusto per non passare per sbruffone.
Ecco uno dei video e mi scuso se la qualità è pessima, ma con uno smartphone su una canoa non si può pretendere di più.
Poi ho smesso di fargli i video però, continuo a remare e mi godo il momento, un momento di intimità che è nostro e tale resta.
Perché quel momento è anche effimero, Zena è una principessa a tutti gli effetti, di sfilate in passerella ne fa una e solo una: trenta, forse quaranta secondi e poi sparisce.
Fino alla volta dopo.
Alla mia età e col fisico che mi ritrovo, le mie uscite in mare non hanno davvero velleità agonistiche.
Vogo per passione, assaporo la salsedine e mi gusto la bellezza del paesaggio, spostandomi a remi da un posto all’altro, per me ogni volta è come un viaggio.
E a pensarci bene, Zena per un viaggio è l’ideale.
Ti fa compagnia e non rompe i coglioni.
Almeno fino a quando non prenderà confidenza e si deciderà a camminarmi sugli stinchi.
Non so ancora quando, ma vedrai che prima o poi succederà: in tal caso non la scaccerò via, tranquilli, gli darò il permesso.
Sennò, che principessa sarebbe?
Michele Melis