Il Dirigente
Siamo a settembre: i campionati sportivi stanno per cominciare e le nostre squadre, regolarmente, vi prenderanno parte.
A settembre prenderanno il via anche quelle discipline che non prevedono la partecipazione ad un vero e proprio campionato, ma piuttosto meeting, incontri, saggi ecc….
Nel complesso centinaia di atleti elbani avranno l’opportunità di praticare sport, lo sport che più loro piace.
I più piccoli potranno forse continuare a cullare il proprio sogno ed i più grandi, semplicemente, si divertiranno.
Se questo accade, però, è grazie ad una categoria, come di consueto sottovalutata, il cui fondamentale ruolo nel meccanismo è un po’ come quello della benzina per il motore: il dirigente.
Gli atleti magari non se ne renderanno conto, ma quelle persone incontrate quasi tutti i giorni, i dirigenti, spesso e volentieri con ancora indosso gli abiti del lavoro (puliti o sporchi che siano), si fanno un mazzo tanto, per passione.
Perché, seppur con ruoli diversi, atleti e dirigenti coltivano insieme la stessa passione per lo stesso sport.
L’atleta farà anche il raccolto, ma è il dirigente che semina.
E come in tutte le semine, niente viene sbandierato ai quattro venti: vediamo allora alcune cose nascoste, del lavoro oscuro che fa un dirigente per la propria società.
Un dirigente sacrifica il proprio tempo libero.
Un dirigente prende le ferie apposta per imbastire eventi che si danno per scontati.
Un dirigente sottrae il tempo da dedicare alla famiglia, ad esempio facendo tardi per cena e/o pranzo.
Un dirigente, in famiglia, la domenica è proprio latitante.
Un dirigente risponde al telefono, sempre e subito.
Un dirigente apre qualsiasi porta a qualsiasi ora.
Un dirigente dorme con un occhio aperto, perché è già proiettato al giorno dopo.
Un dirigente non si mette i soldi in tasca, mai.
Un dirigente in tasca, casomai, si rufola.
Un dirigente trova le soluzioni più semplici ai problemi più complicati.
Un dirigente si arrabatta fino a quando non gli riesce l’impossibile, il miracolo.
I dirigenti andrebbero portati su di un palmo di mano, a prescindere.
Sono stato sempre a contatto con l’ambiente sportivo, prima da atleta, poi da allenatore, poi da presidente ed infine (è la ruota che gira) accompagnando i miei bimbi a loro volta atleti.
Ne ho conosciuti tanti di dirigenti e di ognuno ho un bellissimo ricordo.
Ma quando giocavo a pallone con la Dinamo Procchio, una ventina di anni fa, ce n’era uno che mi stava particolarmente simpatico: Riccardo Marchiani
Sarà che di quella straordinaria “mazzeiana” dirigenza era il più giovane; sarà che non aveva i galloni di chi fa finta di capirci qualcosa (di calcio, nella fattispecie); sarà che era sempre allegro, scherzoso, talvolta goliardico, così, come nella foto - negli spogliatoi dopo finale Play-Off del 2002 vinta ai rigori - chissà.
Fatto sta che aveva un che di speciale.
Mattacchione e dal cuore d’oro: un connubio formidabile.
Una brutto male se l’è portato via il mese scorso, aveva solo 52 anni.
Buon viaggio, Riccardo
Michele Melis