Il pubblico oriolo non inganni: fa le 2 e 36 (vel 14 e 36) da tempo immemore, la foto è stata scattata di buon mattino, dopo che nottetempo sconosciuti volontari "uscieri" avevano chiuso la storica "Porta a Mare" che di norma invece accoglientemente aperta si sta sui suoi vetusti cardini.
Si ignora se la "chiusura" sia frutto di pura scervellata "ruzza", o se invece lo spostamento del pesanti battenti non sia da interpretare come un leggero critico "chiudemo tanto 'n c'è rimasto un cazzo di nissuno", riferito alla marcata mortoferajesità del Centro Storico antunno/invernale, un processo susseguente allo spengersi delle luci stagionali di molte mutanderie e spacci di becchime vario, che ormai costituiscono il solo tessuto commerciale (!) della Feraja "intra moenia", abbandonata dagli indigeni, e diventata sempre più un gigantesco "residence" che vede rare spettrali anime vaganti accogliere l'arembapampane (primo vento freddo della stagione).
E allora per i maggiorenti non c'è solo da riaprire la porta (cosa che desumiamo sia stata a quest'ora fatta) ma pure da riaprire occhi e cervelli, cominciando a notare quanto scalcinatamente si presenti il monumento che la ospita, uno dei "biglietti da visita" della città, che pare considerato ed appetito solo da chi vorrebbe trasformare i suoi spalti nell'ennesimo bar-gelateria-nonsocheccazzeria della Città di Cosimo. Verò è che per aprirlo, il cervello, bisogna anche disporne, ma la speranza è l'ultima Dea.
Sia reso merito a Maria Teresa Grassi che puntualmente documentò.