Che cosa era il Grigolo per noi cresciuti nel centro storico ed in particolare nella zona orientale, via Roma, via Elbano Gasperi, via dell'Amore, via delle Galeazze, via della Campana per intenderci? Il Grigolo, o I "Bagnetti" come dicevano i più vecchi, era il nostro punto di ritrovo estivo e anche invernale ;era il nostro parco giochi; era il campo di battaglia delle nostre sassaiole, dei nostri "pestoni", delle nostre partite a pallone, delle nostre prime pescate con il fucile, con i nattelli, con la canna, con la lenza, con l'ancorotto, con il rezzaglio, con il retino, direttamente dentro il "fognone" dove c'erano i muggini di chilo, con l'archetto fatto con i raggi d'ombrello; erano le "grigoliadi" con le gare di canottaggio, corsa,ping-pong e nuoto; era il Palio remiero Elbano con il mi babbo presidente di quella manifestazione, fondatore e allenatore dell'armo del Grigolo; era Bruno Filippo ex pompiere, maestro d'ascia insuperabile che costruì molti gozzi che partecipavano a quel Palio e anche ad altre gare nazionali;erano le famose poppe mobili e prolungate che la notte,dopo ogni gara, sia Bruno, nei capannoni della Lega Navale al Grigolo, che Oreste il Colombo "patron" del "Capo Bianco" alla Consumella, che i dirigenti dell'Imperia a Porto Azzurro, che quelli della Padullella sull'omonima spiaggia, modificavano, coprendo e piantonando gelosamente la nuova invenzione fino alla Domenica succesiva, quando puntualmente dopo ogni gara scoppiava la discussione con tanto di urli, colpi sul tavolino e a volte anche qualche calcio e qualche "manata" (era proprio un vero Palio). Era Marcello Frangioni "Marcellone", portuale, figlio di portuale, grande nuotatore e grande presidente della Lega Navale di quei tempi d'oro; era Eolo lo Scardigli detto "Tormenta", da Nisporto con furore e proprietario di quella famosa barca, gemella per forma ed età (era di fine 800) della "Cangiona" dei Cioni. Eolo l'ebbe in eredità perché una volta che morì il su babbo, se la "leticò" col su fratello sulla spiaggia di Bagnaia, dove uno,gridando è mia, babbo l'ha lasciata a me, la tirava da una parte e l'altro da quell'altra e siccome Eolo era il più forte, una volta che la barca si spaccò in due, gli rimase in mano il pezzo più grosso e molto democraticamene se l'aggiudicò rimorchiandola al Grigolo, mettendosi a sistemarla all'infinito senza mai farla scivolare in mare e cambiandoci un pezzo ogni giorno. Il Grigolo erano le serate danzanti organizzate dalla Lega Navale e dove noi ragazzi abbiamo imparato il nostro primo mestiere di camerieri ai tavoli. Il Grigolo erano i pranzi di Ferragosto delle storiche famiglie popolari di quella zona: I Medici, i Boggio, i Donati, I Frangioni e forse qualche altra che non ricordo. Il Grigolo erano i Cioni o Pirulè, per i più dotti, con Franco (Cangino o Gargia) e Elio i più esperti nella pesca,specialmente quella dei "porpi" con lo specchio, per la quale "Ventola" è entrato nella leggenda popolare insieme a Camillo. Lasciamo perde il canto, il ballo, la pittura e la vena artistica in genere, perchè parlando della famiglia Cioni un ci si fermerebbe più: mi basta tirar fuori il nome di Renato e rendo l'idea. Il Grigolo erano le amicizie belle e durature che noi del popolo facevamo con i "signori" e con le autorità venute da fuori e che magari avevano comprato casa nei dintorni. Quei "foresti" cos'ì “altolocati” ed educati che rimanevano affascinati dal Grigolo e dalla quella umanità così colorita e sincera. Uno per tutti, ricordo il Colonnello Patrì che è rimasto fino alla fine più grigolino di noi grigolini dispersi. Un feraiese di popolo però, uno dei 7 Boggio di via dell’Amore (spessissimo nelle vecchie famiglie nostrane più umili,si trova il numero 7 e anche il 9 in verità) più di tutti è rimasto ai "Bagnetti" dall'inizio alla fine senza mai perdere un giro e quando oggi, dopo qualche giorno che è successo, ho saputo che se ne è andato, ho deciso di scrivere questa memoria sul nostro piccolo mondo autonomo e incantato,sulla nostra contrada e sulla nostra anarchica, scorretta e sincera felicità dei tempi perduti. Ciao Nanni, o meglio ciao "Nacchero", bella mi “potta cenciosa”, che barca che era!
Michel Donati