Ci scrive l'Assessore Laura Berti:
I giornalisti sanno più di altri la pratica diffusa della propaganda politica e dell’indottrinamento religioso in tutte le occasioni in cui questa è possibile, agevole e a portata di mano.
Appare molto strano che questa banale realtà non sia a conoscenza addirittura di un direttore di una testata giornalistica di cui è nota la perspicacia.
Non temo i “cervellini” dei ragazzi, ma i cervelloni che si atteggiano a puritani in mezzo a un mare di mistificazioni culturali.
Laura Berti
Assessore alle Politiche Giovanili
Comune di Portoferraio
Gentile Assessore
Non ci è del tutto chiaro quello che vuol significare con il primo periodo della sua breve nota: i giornalisti "sanno più di altri" deve intendersi nel senso che più di altri sanno che si usa manipolare le coscienze dei ragazzi (a scuola?), o sono loro stessi dei maestri "dell'indottrinamento"?
La formulazione - ci perdoni - è un po' ambigua, ma comunque la si intenda ci rifiutiamo di condividerla, in quanto le sue precedenti (e reiterate) sprezzanti affermazioni farebbero carico, "sparando genericamente nel mucchio" o a chi ha il compito di educare o a chi ha il compito di informare.
Non neghiamo che possa sussistere un generale problema di formazione di coscienza civica, e di autonomi convincimenti delle più giovani generazioni, comunque ci pare che Lei sbagli clamorosamente bersaglio.
Al contrario noi crediamo che la scuola con i suoi bistrattati operatori e l'informazione (quella fatta professionalmente, che non è meno vituperata) rappresentino due punti fermi di "resistenza umana e culturale" nei confronti dell'uso distorto (spesso criminale) delle risorse che la rivoluzione comunicativa della rete ha reso accessibili a tutti.
I veri manipolatori delle coscienze non si trovano nelle aule o nelle redazioni, i veri manipolatori sono quelli che, facenti capo a organizzazioni (di norma economicamente interessate) o individualmente, dietro uno schermo, diffondono false notizie a cascata, seminano razzismo, sessismo, odio, smaccata partigianeria, egoismo, maleducazione, fino a sdoganare l'ignoranza, cercando di pilotare la società al ribaltamento dei valori, verso un mondo cattivo dove l'apparire è molto più importante dell'essere.
Parlare tra esseri umani, approfonditamente e meglio se "de visu" di politica (nel senso più alto del termine) così come di religione, filosofia storia, ecologia... confrontarsi, dubitare ci arricchisce tutti, dovunque lo si faccia.
Sa Assessore, la scritta: "QUI NON SI PARLA DI POLITICA" ebbe molta fortuna e campeggiò in tutte le fabbriche e altrove durante il ventennio più vergognoso della nostra storia, un'oscenità che qualcuno vorrebbe riproporre in versione 2.0, e che speriamo sia risparmiata al mondo nel quale vivranno i nostri nipoti.
E' strano che debba sollecitarla in tal senso chi ha molto più tempo nel passato di quanto ne abbia nel futuro, ma la preghiamo: rimetta il calendario e, scesa dalla sua astronave, rimetta i piedi a terra: siamo nel 2019 nel bel mezzo di uno sconvolgimento totale e globale che ci pone nuove domande alle quali rispondere.
Veda Assessore, si può essere politici e amministratori facendo i propri ordinati compitini, oppure si può cercare di esserlo in maniera più vera ed incisiva, vivendo nella cronaca ma pensandosi nella storia, che non vuol dire aspirare ad una targa o a una medaglia, ma semplicemente correre con il cervello davanti ai tempi, capire cosa accadrà tra 5, 10 anni e più nella nostra comunità.
Buon lavoro