Caro Sergio
Qualcuno recentemente mi ha fatto leggere delle dissertazioni su tematiche ambientali messe in evidenza dall’attuale redazione del Corriere Elbano.
Mi sembrerebbe quanto meno ingiusto, per non dire offensivo, definire il lavoro svolto dai responsabili isolani di Italia Nostra nei termini riportati (il nome dell’Associazione non vien fatto, ma chi voleva capire l’allusione dell’articolista ha capito benissimo). Si intravede innanzitutto una sorta di maschilismo nel definire l’Associazione come un gruppo di “ricche signore annoiate”. Inoltre stona assai la classista contrapposizione fra l’ associazione definita proletaria (leggasi Legambiente) e quella borghese o dei “ricchi salottieri” evidentemente incarnata da Italia Nostra. Queste datate contrapposizioni non credo giovino a quella che dovrebbe essere una comune lotta in difesa dell’Ambiente.
Tornando ai “salotti" di Italia Nostra ci si dimentica altresì che un’intera generazione di elbani è cresciuta grazie al suo fondatore, presidente e figura carismatica, prof. Alfonso Preziosi, il quale diede eco a molte sue battaglie proprio dalle pagine dell’ “ex" Corriere Elbano. Alcuni suoi articoli sono stati recentemente ristampati grazie ad un benefattore privato e socio, quale Marcello Bargellini, proprio perché sono ancora di un'attualità sconcertante.
Nei tempi più recenti, è stato grazie a tale associazione e alla determinazione di chi la rappresenta che è stata ripulita, rilanciata e attualmente gestita con cura la Villa Romana delle Grotte, svolti progetti e attività dedicate al nostro patrimonio culturale.
Venendo al dunque e cioè ai beni architettonici dell’Isola oggettivamente trascurati e lasciati all’incuria (dalle chiese pisane al palazzo Coppedè) mi rivolgerei invece a chi gestisce i non pochi soldi delle tasse d’imbarco. Possibile non dedicarne una parte per promuovere il graduale recupero? Dobbiamo per forza affidarci al buon cuore di qualche turista tedesco come avvenuto per il restauro di Santa Caterina? In ogni caso mi sia concesso concludere che quando l’Isola era più povera c’era maggior rispetto da parte delle Amministrazioni e dei Cittadini per la Natura e per i suoi Beni.
Ivo Bandi
Caro Ivo
solitamente evitiamo di riportare polemiche o commenti sui contenuti di articoli pubblicati da altre testate, ma, a parte la completa sintonia con le tue affermazioni, a questo "strappo alla regola", mi induce soprattutto la necessità di esprimere qualche (breve) considerazione personale.
Anche io trovo infatti ingenerosa e caricaturalmente falsante, la rappresentazione di un mondo ambientalista elbano, diviso tra le sfaccendate "signore ricche annoiate e salottiere" di Italia Nostra e gli operativi "buoni selvaggi proletari" di Legambiente.
E' vero che si può essere ambientalisti con metodi di lavoro diversi, è vero che una associazione può considerare prioritario un argomento rispetto a quello proposto da un'altra, ma atteso che spesso (se non quasi sempre) gli obbiettivi coincidono, la diversità e la pluralità dei punti di vista sono, in questi come in altri campi, valori aggiunti.
Un banale esempio: se Legambiente spinge da anni per la estensione dell'area costiera protetta ferajese, dalle Prade fino - senza soluzione di continuità - a Punta della Rena, chiede per ricaduta anche una implementazione della salvaguardia archeologica e monumentale, in un'area sulla quale Italia Nostra ha investito le sue energie, e si potrebbe continuare a lungo su questa falsariga.
Concordo anche circa la corretta destinazione dei proventi del contributo di sbarco, per la quale basterebbe che i maggiorenti elbani applicassero la legge così come è stata concepita, e cioè soprattutto con fini di compensazione ambientale, e solo marginalmente per quella "promozione territoriale", che ha ingoiato invece la parte preponderante dei "piccioli" ricavati. Ma dubito che siamo nel campo della formulazione di periodi ipotetici della realtà, le leggi, quando prendono il vapore, aumentano il loro coefficiente di elasticità... è storia antica
Ti ringraziamo per averci scritto
sergio