In un'isola resa:
- uggiosa come mai prima da tre settimane di monsonica pioggia, che ci ha annacquato financo le gioie;
- dubbiosa per i traballamenti e economici del capitano coraggioso (ci toccherà anda' in continente col Chicchero?);
- smaniosa per l'avvicinarsi dello sbarco del gorgozolesco grande capitone delle milizie legaiole in camicia verde
- cespugliosa dai segantini governanti ferajesi che interpretano la giornata (ex festa) degli Alberi come "Facciamo la Festa agli Alberi" e giù di sega (moto);
continua a tenere banco la crociata lungonese contro la coltivazione della canapa (c'e pieno all'Elba il Libano e il Marocco so' una giacchettata) e l'interdizione allo spaccio della capomilla e del brodo di finocchio:
e così ci scrivono:
Si pensava che le richieste delle Regioni del Nord per le autonomie fossero troppo avanzate rispetto ai poteri dello Stato ma a Porto Azzurro siamo andati oltre: addirittura il Consiglio Comunale ha deliberato di vietare la coltivazione della canapa limitandola però al suo territorio comunale fortunatamente, e così ora, le leggi le fa anche il Comune e le proclama il nuovo Hammurabi, il sindaco onnipotente longonese, affascinato dal re sumero di Babilonia che promulgò il primo codice scritto di leggi dell'antichità. C'è in effetti nell'aria una voglia dì potere assoluto e così l'Hammurabi longonese ha voluto dotarsi anche dì questo nuovo potere, fare le leggi: l'interessante però è notare che un intero consiglio comunale ad eccezione del voto contrario di un consigliere della sparuta minoranza assente e l'astensione di un timorato presidente dell'assemblea, ha votato la proposta senza replicare.
Sembra incredibile, anche se a Porto Azzurro siamo abituati alle stravaganze del sindaco, dai tempi del partito dell'elicottero alla munipalicizzazione della strada provinciale, dalle vicende del porto alla spiaggia attrezzata gratuita davanti al tratto di mare con divieto di balneazione, ai bidoni per la raccolta differenziata da utilizzare col tesserino mai rilasciato, dalle strade intitolate a personaggi locali previa modifica del precedente nome storico, a quartieri senza nessuna onomastica stradale e numerazione Civica.
Ma certo questa iniziativa è davvero sorprendente, ma più preoccupante è l'adeguamento di chi l'ha votato senza nessun senso critico o almeno di dubbio se sia una cosa possibile o comunque di competenza di un Comune proibire una coltivazione. Tremano intanto i coltivatori di vite perché può darsi che anche il vino, che notoriamente imbriaca, possa cadere sotto la scure dei moralizzatori longonesi, ma soprattutto si deve preoccupare l'Arrighi che addirittura l'uva la mette prima in mare come facevano a Kios iI cui vino era notoriamente afrodisiaco. Il tabacco no, sì può star sicuri che quello si potrà coltivare per fornire le copiose scorte di cui abbisogna Babilonese per fumarlo e poi notoriamente, a parte le scritte intimidatorie sui pacchetti, il tabacco è altamente salutare e adatto soprattutto ai giovani che tanto premono ai nostro sindaco, purché siano però di Porto Azzurro che altrimenti non possono accedere al campo sportivo comunale!
Unicum