Caro direttore,
ho letto nei giorni scorsi, tra le sue pagine, di una delle tante iniziative di Natale.
Precisamente quella del comune di Capoliveri.
Nel testo, scritto dall'ufficio stampa del Comune di Capoliveri, si leggeva: "(...) Arriva Babbo Natale. Nella piazza di Capoliveri a partire dalle 14,00 giochi e regali per i più piccini in compagnia di Santa Claus. L'appuntamento è organizzato da Pro Loco Capoliveri, Pro Loco Lacona e Comune di Capoliveri (...)"
Bene dico io, porto mio nipote, che non ha ancora compiuto tre anni, ad incontrare Babbo Natale.
Ci rechiamo io e mio nipote nella piazza capoliverese e il piccolo vedendo tutti i bambini in fila per Babbo Natale si accoda. Raggiunto il banchetto, mi sento rispondere che i regali sono riservati esclusivamente ai bambini di Capoliveri e che per gli altri ci sono solo delle caramelle...
Mio nipote non capisce ma lo prendo in braccio, ringrazio ed alzo i tacchi.
Caro direttore, le confesso che sono rimasto basito da questo comportamento per il quale non trovo un aggettivo.
Mio nipote. per fortuna, non ha ancora l'età giusta per comprendere l'ingiustizia discriminatoria che ha subito ed in questo contesto per sorridere un po' mi torna alla mente un suo vecchio mantra: chiudiamo questi sette pollai, chiudiamo questi sette pollai...
L.F.
Gentile Signore
Inizio col dirle che, da pentanonno, le sono nel cuore. Una delle cose più sbagliate che gli adulti possono fare nei confronti dei più piccoli è ingenerare in loro delle aspettative alle quali non seguono comportamenti coerenti.
Un bimbo non è tenuto ad avere contezza della differenza di essere residente a Zuccale o a Pelo di Cane, ci vuole un bel po' prima che riesca a localizzarsi su un'Isola, figuriamoci per capire da che comune proviene, e se si mette in fila con altri per ricevere un piccolo (immagino) dono non gli si può dire come nella canzone di Jannacci "no tu no".
Intendiamoci, io credo che gli organizzatori della festa fossero animati dalle migliori e più lodevoli intenzioni, ma un errore, quanto meno comunicativo, è stato compiuto, quanto meno doveva essere reso estremamente chiaro (agli adulti accompagnatori) che la ampiamente pubblicizzata festa (con l'implicito invito a partecipare a tutti i bimbi) nella parte relativa alla distruibuzione dei doni era riservata ai bambini D.O.C..
Quanto al mantra degli otto (ora sette) pollai - visto che non ha funzionato - proviamo a sostituirlo con qualcosa di più sperimentato, tipo l'Inno di Mameli, quel "Fratelli d'Italia" che in una delle meno conosciute strofe recita:
"Noi fummo da secoli
calpesti, derisi,
perché non siam popolo,
perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
bandiera, una speme:
di fonderci insieme
già l’ora suonò...
Temo però, caro Lei, che quell'ora suonerà dopo che la nostra (mia e sua) sarà bella e che suonata, e che il livello di maturità necessario a sbarazzarsi del campanilismo (che è la versione in miniatura dell'oscurantista becero sovranismo che impazza) sarà raggiunto molto in là nel tempo.
Forse l'Isola e il mondo dovranno attendere che diventino donne e uomini quei bimbi in fila per un giocattolo (qualcuno senza speranza).