"E la vita Caterina lo sai
Non è comoda per nessuno
Quando vuoi gustare fino in fondo
Tutto il suo profumo"
Sono versi che Francesco De Gregori scrisse per una mia carissima amica: una donna speciale che tante volte ha dormito nelle mie diverse case, ha mangiato le mie paste, ha bevuto il mio vino, una donna che decine e decine di volte ho chiamato in quelle telefonate folli per chi mi sentiva: cantate e fischiate, con lei che dall'altro capo del filo che ricantava, correggeva e mi informava: "Sì... l'ho trovata anche io, a Bibbiena, solo tu la fai in tonalità maggiore e lì è in minore..."
Geniale Caterina, un archivio etnomusicologico vivente, che purtroppo non vive più, ma che per tutta la sua esistenza mi ha salutato con la roca inconfondibile voce: "Ciao vecchio leone!", nonostante fossi di due anni più giovane.
In un altro passaggio De Gregori diceva a Caterina:
"E quanti mascalzoni hai conosciuto
E quanta gente, quante volte hai chiesto aiuto
Ma non ti è servito a niente"
Diciamocelo, l'indulgenza verso i "mascalzoni" è durata fin troppo, fino a dare al termine stesso un'accezione quasi giocosa ("Gli uomini che mascalzoni!" titolava una rivista-spettacolo di successo).
Non erano (e non sono) "simpatici mascalzoni" erano proprio (e sono) dei pezzi di merda.
Ho parlato di Caterina Bueno "soffiata via nel vento" - direbbe Dylan - troppo presto, ho parlato di donne vampirizzate da quanto di peggio la fauna umana offra, ma non perché ci sia qualche ricorrenza che la riguardi.
Mi ha fatto pensare a lei l'uscita dalla giostra del mondo di un'altra ragazza fatta "a modo suo"..
A chi ha compreso... grazie
A chi non non ha capito... le mie scuse, li consideri i vaneggiamenti di un vecchio leone un po' rincoglionito