Come ex docente che ha servito lo Stato per 40 anni in una scuola media dell'Elba, desidero rivolgermi ai genitori con figli in età scolare.
Guardate oggi negli occhi i vostri ragazzi, vedrete un velo di tristezza: parte di essa è dovuta al fatto di non essere a scuola, a loro manca tanto la presenza dei compagni, del rumoreggiare durante gli intervalli, dei loro bidelli (origine della parola significa ambasciatori) ed, ebbene si', degli insegnanti compreso quello più "carogna".
Non saranno certo le pur benvenute modalità di didattica a distanza con le molteplici applicazioni fornite da internet a riempire le aule vuote delle classi, causa coronavirus anche perchè lo studio è un "mestiere" faticoso e richiede uno speciale tirocinio che solo il docente può dare all'allievo mettendo passione nella sua professione perchè, in mancanza di questa, gli alunni si convinceranno che, diventati adulti, perderanno la loro passione di vivere.
Inviterei i genitori, ora che hanno la "costretta" possibilità di stare un po' di più con i propri figli, a riflettere: è lo smarphone o il computer a spiegare che differenza c'è fra diritti e doveri o fra democrazia e dittatura?Sono questi freddi strumenti ad aumentare la loro creatività o invece li inducono alla passività? Il loro linguaggio, sempre più povero di parole, è causato dai docenti o al fatto che in molte case non appaiono più i quotidiani e la biblioteca, quando c'è, è solo una parte dell'arredamento?
Lo scrittore Cesare Pavese sosteneva che l'ignoranza non si riconosce dal lavoro che svolgi, ma da come lo fai e per farlo bene bisogna insegnare ad essere buoni cittadini, obiettivo primario di un insegnante.
Allora, non sarà il caso di ricominciare ad avere negli insegnanti il rispetto che è loro dovuto?
Riccardo Osano