Vorrei condividere con i lettori una cosa che mi è capitata sabato scorso. Ho lasciato passare qualche giorno per far decantare la faccenda, e soprattutto per trovare le parole giuste. Questo è ciò che mi è successo.
Dato che era una giornata splendida, ho avuto un’idea che lì per lì mi era sembrata geniale. Visto che gli spostamenti per fare un po’ di spesa o per altre piccole incombenze sono tollerati, ho pensato di tirare fuori dal magazzino la bicicletta che mia moglie usa per andare al lavoro durante la bella stagione. Mettendo bene in vista sul cestino una gran busta di plastica di quelle usate al supermercato, ritenevo d’aver trovato il famoso uovo di Colombo. Quale agente delle forze dell’ordine poteva avere da obiettare vedendomi in giro? Oltretutto, dovevo fare un prelievo bancomat al Monte dei Paschi, perciò il mio raggio d’azione poteva agevolmente estendersi da piazza Cavour fino al Conad Superstore. Mica poco. E così, tutto contento, mi sono messo a pedalare, sicuro che non sarei tornato agli “arresti domiciliari” per almeno un paio d’ore.
Ma dopo neanche un quarto d’ora ero di nuovo a casa. Mia moglie era alquanto stupita. Mi aveva visto uscire poco prima tutto pimpante, ed ora eccomi qui, con la faccia delle peggiori occasioni. Era accaduta una cosa molto semplice: andare in giro in una città vuota era molto peggio che rimanere tra le mie quattro mura. Quando andavamo in giro (prima del Covid ovviamente) le mie figlie si domandavano come facessi a conoscere (e salutare) così tanta gente. Io spiegavo loro che vivere in un paesino ha molti limiti, ma anche qualche vantaggio. Ed il vantaggio principale è proprio questo: conoscere ed essere riconosciuti.
Se la nostra esistenza è una sorta di puzzle, buona parte delle tessere sono rappresentate dagli altri. Cioè a dire tutte quelle persone con cui magari non usciamo a cena e che non frequentiamo abitualmente. Ma che sono ugualmente importantissime. Senza di loro il puzzle è desolatamente pieno di vuoti. Già è difficile per chi ha la mia età capacitarsi di non vedere più in giro tanti visi amati (che dormono sereni nei nostri cimiteri), figuriamoci se spariscono dalle vie e dalle piazze anche i figli e i nipoti di quelle persone.
Ecco perché non riprenderò la bicicletta. Ecco perché uscirò solo per assoluta necessità.
Nel frattempo, pazientemente, attenderò la fine di questo incubo. Quando finalmente il puzzle della mia esistenza comincerà a ricomporsi.
Un caro saluto a tutti i miei amati concittadini. Nessuno escluso.
Pierluigi Amore