In questi giorni di clausura forzata, leggo molte persone che scrivono che questa nuova situazione che si è venuta a creare potrebbe essere l'occasione giusta per un cambiamento radicale degli stili di vita futuri.
Alla fine, come sempre, si aprono dei dibattiti infiniti tra chi è convinto che indietro non si possa più tornare e chi, al contrario, non vorrebbe continuare ad andare avanti così come è accaduto finora.
In pratica le due scuole di pensiero si dividono tra il tornare a vivere "all'antica", dove ti prendi cura della famiglia, muori dove sei nato, peschi, ti tagli la legna da solo, coltivi un bell'orticello, insomma ti accontenti di poco, e chi, invece, vorrebbe continuare con la "modernità" dove: cerchi un impiego e un datore di lavoro che ti impartisca ordini nella speranza magari di non fare contemporaneamente anche il pendolare avanti e indietro. Una "modernità" dove magari tuo fratello vive a Londra e tua madre in un appartamento in città e dove ognuno è libero di acquistare una marea di stramaledetti prodotti cinesi, che molto spesso neanche ti servono, o dove, ad esempio, ceni con gli amici in un ristorante giapponese che ti propone sushi anche se sei all'equatore.
Ora, a qualcuno tutto questo può rimanere difficile da capir ma forse sarebbe meglio cominciare a pensarci al nostro imminente futuro, ma veramente e non solo a parole...
Io personalmente credo, e da sempre, che "la via di mezzo" sia sempre la scelta migliore qualora ovviamente sia percorribile.
Proviamo, ad esempio, ad immaginare anche per un solo momento ad nuova versione della nostra vita sulla nostra bella isola dove magari ogni famiglia potrà coltivarsi anche il suo orticello visto che contemporaneamente svolgerà un lavoro "a mezzo servizio" considerata la futura e prevedibile crisi economica...
L'isola d'Elba una volta era un territorio totalmente agricolo, con terrazzamenti in ogni dove e corsi d'acqua sufficienti per il suo sostentamento, ma adesso?
Adesso la situazione è radicalmente cambiata, lì dove una volta sorgevano orti e vigneti, oggi ci sono dei boschi di lecci per lo più non coltivabili.
Per non parlare della situazione acqua, senz'altro non più abbondante così come una volta e senza la quale ti puoi tranquillamente dimenticare di fare il tuo orticello...
Ecco allora che, con molta probabilità, si verranno a creare delle nuove situazioni necessarie per autosostenersi delle quali forse forse sarebbe opportuno iniziare a pensare se non ci si vuole trovare poi in totale ritardo e difficoltà.
Una cosa è certa e forse anche auspicabile, l’economia mondiale, così come l'abbiamo conosciuta tutti noi finora con la sua ossessione nei confronti della crescita, non esisterà probabilmente più, e "l'uomo moderno", per fronteggiare alle proprie necessità, dovrà necessariamente ricorrere di nuovo alla madre terra se vorrà ancora mangiare.
Il punto è: saremo in grado di farlo?
Io credo che per limitare i rischi di eventuali futuri investimenti, sarà opportuno, se non addirittura determinante, il differenziare gli eventuali rischi di impresa.
Non è insomma il momento giusto per giocarci il futuro solo su un numero ( nel nostro caso sul solo rilancio del turismo) cosi come ho sentito ripetere come un mantra da qualche "ben pensante"...
Del resto se ci sarà questa grande crisi economica, così come tutti gli analisti del settore prevedono, la vedo dura che la gente potrà continuare ad andare in vacanza così come è avvenuto fino ad ora.
Magari sarà forse intelligente provare a percorrere quella "via di mezzo" della quale ho accennato prima e che possa comunque limitare i danni garantendo comunque l'auto sostenibilità della maggioranza della popolazione qualora non si riuscisse più "a campa'" con il solo turismo...
Per far ciò però è bene iniziare a ripensare, e da subito, come giocarsi le future carte . Ad esempio, quei famosi 9 mila metri cubi d'acqua destinati a quell'acqua park, siamo sempre sicuri che saranno comunque bene impiegati o vogliamo iniziare a pensare che forse forse in futuro potrebbero tornare utili per dare da mangiare ad un nutrito numero di famiglie?
È qui che si gioca la futura partita, puntiamo tutto su un numero o vogliamo provare a differenziare i rischi?
Marco Cesareo