“È triste pensare che la natura parli e il genere umano non la ascolti”; così Victor Hugo scriveva parole che oggi, in tempi di pandemia, appaiono profetiche. E non sono le sole, ma l’uomo continua a non ascoltare. Chi ha tempo, voglia e pazienza mi segua in questo breve e semplice racconto che, per come la vedo, riguarda tutti noi.
Quando il 24 novembre 1859 Charles Darwin pubblicò “L’origine delle specie per selezione naturale” - uno dei pilastri della biologia moderna -, la prima edizione andò esaurita il giorno stesso, tanto erano le attese nel mondo scientifico preannunciate un anno prima dal suo grande amico Charles Lyell (eminente geologo scozzese) alla Linnean Society.
Si cominciava così, al tempo, a parlare di evoluzione, o meglio di selezione naturale quale fondamentale motore dell’evoluzione della vita sulla Terra.
Nella consapevolezza della portata rivoluzionaria della sua opera in quanto potenzialmente (o meglio sicuramente) destabilizzante di una visione radicata e consolatoria del mondo biblico, che ne modificava radicalmente i dogmi, Darwin non incluse l’uomo nell’origine delle specie soggette ad evoluzione, pur lasciandosi aperto un finestrino... non poi tanto ino! alla fine dell’opera: “Per l’avvenire vedo campi aperti a ricerche molto più importanti… Molta luce sarà fatta sull’origine dell’uomo e sulla sua storia”. Una promessa che contava di mantenere.
La scossa alle fondamenta del mondo sulle origini delle specie provocò un vero terremoto, ma mai Darwin avrebbe immaginato che la controversia avrebbe continuato ad infuriare per oltre un secolo e mezzo quando decise di andare oltre. Come egli stesso infatti afferma: “Non appena mi convinsi, nel 1837 o '38, che le specie erano mutabili, non potei fare a meno di credere che l'uomo dovesse essere regolato dalla stessa legge”.
E mantenne la promessa!
Fu così che dodici anni dopo, nel 1871, Darwin pubblicò “L'origine dell'uomo e la selezione sessuale” (due volumi in uno). In particolare ci interessa il primo, L’origine dell’uomo, che Freud non esitò a definire “Un colpo biologico alla presunzione umana”.
Apriti cielo e spalancati terra!
Immediate le reazioni da parte di (alcuni) scienziati ma sopratutto di teologi che ancora evidentemente non avevano mandato giù la provocazione sull’origine delle specie, scandalizzati ora dalla teoria di Darwin che metteva l'uomo e la scimmia nello stesso regno animale e, immaginate immaginate, discendenti da un comune antenato. L’uomo veniva così letteralmente buttato giù dal trono quale creatura fatta da Dio a sua immagine e somiglianza.
Anche il mondo laico, risentito e offeso per siffatti accostamenti genealogici, non fu da meno; Benjamin Disraeli, conte di Beaconsfield nonché Primo Ministro britannico dal 1874 al 1880 così commentò: “Il Signor Darwin discenderà dalle scimmie, ma io discendo dagli angeli”.
Va bene, quelli erano i tempi, quello il pensiero da secoli… anzi da sempre!
Ad oggi la comunità scientifica (non tutta, si badi bene!), e in verità anche molti teologi di più ampie vedute, considerano l’evoluzione un fatto. Tuttavia resta incredibilmente una negazione da parte di milioni di persone che continuano, per religione o per ignoranza, a negarla.
Ma sono molte le prove scientifiche dell’evoluzionismo, che prendono dati e conferme da discipline come la paleontologia, la paleoantropologia, la chimica, la biologia, e attraverso l’uso di moderne strumentazioni, il confronto dei DNA. Un itinerario affascinante iniziato un secolo e mezzo fa che continua nei nostri tempi, arricchendosi sempre più di importanti informazioni che fanno dell’evoluzione darwiniana una “legge della vita”.
«Non è un caso che ci ritroviamo appollaiati su un ramoscello sottile in mezzo al rigoglioso, fiorente albero della vita… Siamo circondati da infinite forme, bellissime e meravigliose, e che lo siamo non è un caso, bensì la diretta conseguenza dell’evoluzione per selezione naturale… il più grande spettacolo del mondo”. (Richard Dawkins – Il più grande spettacolo della Terra)
Se qualche lettore (che fatica leggere!) è arrivato fin qui, magari si chiederà quale sia il senso di questo brevissimo racconto che nasce e continua con Darwin, e... “cui prodest!”
Presto detto: homo (sapiens), regno animale, Covid 19, fase2, fase 3… nella speranza di un non ritorno alla fase 1 per una malaugurata ma non proprio incerta seconda ondata autunnale.
David Quammen, noto divulgatore scientifico statunitense, nonché autore del libro “Spillover” (2012) non rassicura ma più umilmente ci informa che “Siamo davvero una specie animale, legata in modo indissolubile alle altre, nelle nostre origini, nella nostra evoluzione, in salute e in malattia”. Come dire: aveva ragione quel matto di Darwin!
Spillover è un libro che nel 2012 anticipa l’attuale pandemia (ovviamente non gli attribuisce il nome Covid), e lo fa esplorando la condizione umana, imputando le origini di questi virus all’inevitabile risposta da parte della natura all’aggressione e predazione dell’uomo nei confronti degli ecosistemi e più in generale dell’ambiente, senza dimenticare il veicolo tramite il quale i virus si diffondono, che è la globalizzazione. Quemmen (2012, ricordiamo) giunge a domandarsi se il prossimo virus verrà fuori da “un mercato cittadino della Cina meridionale”. Non stiamo parlando di Nostradamus né delle sue profetiche cinquecentesche centurie, ma di un moderno divulgatore scientifico che ha raccolto il pensiero di esperti autorevoli, e svolto osservazioni comportamentali dello scaltro (ma sempre più fesso) sapiens messe in relazione con le sue origini e appartenenze animali, piaccia o no!. “Malattie come questa” dice “confermano che siamo una specie animale, legata in modo indissolubile alle altre”. Bravo Darwin!
E non è per niente un caso che queste particolari malattie prendano il nome di “zoonosi”, ovvero trasmesse da animali all’uomo... quale altro animale appunto.
E il salto tra specie è detto “spillover”, ossia il termine che indica “quel momento in cui un virus passa dal suo «ospite» non umano al primo «ospite» umano”. (Fonte Istituto Superiore di Sanità)
Questo è lo spillover, e il primo ospite umano è il paziente zero.
Ma allora per risolvere definitivamente il problema delle zoonosi qualcuno potrebbe radicalmente pensare che, per eliminarle “basterebbe” eradicare gli animali diversi dall’uomo, come i pipistrelli ad esempio, proseguendo nel suo già scellerato piano di espansione e devastazione che ha già portato alla irreversibile perdita di decine di migliaia di specie animali, dacché ha preso un’arma in mano, seppur rudimentale, dagli albori della sua comparsa (e questo si badi bene, centinaia di milioni di anni dopo la comparsa di infinite altre forme di vita).
Ed è certo che, nel suo delirio di onnipotenza, l’uomo che si considera ancora specie al di sopra di qualsiasi altra forma vivente e proprietario indiscusso (da chi?) del pianeta Terra, magari anche dell’intero universo, perché no!? tra gli eletti umani c’è chi ci avrà fatto anche un pensierino... escludendo ovviamente tutti gli animali (utili) provvisoriamente viventi negli allevamenti intensivi, rigorosamente sotto controllo veterinario (magari in condizioni spaventose, ma questo non interessa...). In realtà le cose andrebbero in modo molto diverso se pensassimo a qualcosa di più semplice e naturale: lasciare gli animali nei loro ecosistemi per i quali sono funzionali alla sua stessa vita piuttosto che andare a stanarli per far commercio di loro stessi e dei loro habitat da trasformare anch’essi per l’umana bisogna.
In una intervista a Stella Levantesi (giornalista e fotografa), alla domanda “Cosa possiamo imparare da questa pandemia?” Quemmen risponde “...dobbiamo imparare che il modo in cui viviamo su questo pianeta ha delle conseguenze, delle conseguenze negative. Noi dominiamo questo pianeta come nessun’altra specie ha mai fatto. Ma ci sono conseguenze e alcune prendono la forma di una pandemia da coronavirus. Non è una cosa che ci è capitata. È il risultato delle cose che facciamo, delle scelte che prendiamo. Tutti ne siamo responsabili.”
Magari c’entra poco o niente con il coronavirus, ma il rispetto, il valore che si ha nei confronti della natura e delle faune selvatiche e dei loro habitat in particolare è molto bene rappresentato dall’articolo di cui vi allego il link:
https://www.greenme.it/informarsi/animali/trump-caccia-cuccioli-orso-ciambelle/
C’è evidentemente chi ha capito tutto (Sic et simpliciter!), ha capito cosa davvero sia l’evoluzione darwiniana e come essa possa essere integralmente trascurata.
Per concludere - rinviando commenti sul disprezzo di alcuni per le altre specie animali -, non lasciamoci ingannare da bollettini rassicuranti che scatenano eccessi post isolamento, perché gli scienziati ci dicono che il Covid è ancora in mezzo a noi, e l’origine è ambientale.
Nicola Gherarducci