Mentre Alessandra parlava di Italo nel silenzio di un numeroso uditorio, nel Cimitero della Misericordia, stranamente mi si sono affacciati alla memoria i versi di una vecchia canzone di Gilbert Becaud: "Quando morì il poeta" e la domanda risposta "Dove è sepolta la sua stella? E' proprio là che si trova, in un grande campo, tra il grano dorato e i fiordalisi in fiore"
Ho pensato che fosse pertinente, ma perfettibile, quella canzone al tempo stesso piena di malinconia e di colori, a cui ho aggiunto mentalmente i poetici cromatismi preferiti - come ricordava Alessandra - da Italo: il rosso dei papaveri e dell'amore, il blu del mare profondo e dell'intensità di un vivere l'arte.
Ed ho pensato che la stella di Italo non è sepolta affatto, ma si è trasformata in una pioggia brillante di stelle cadenti: le mille e mille opere piene di luce creativa, e sensibile originalità che ha sparso per il mondo, che restano ben visibili sulla sua superficie, e tra queste soprattutto penso a quelle che ha regalato a questa terra di qua dal mare, particolarmente sua.
Lascio ad altri la cronaca, il racconto magari "inamidato" di una cerimonia funebre, con tanto di frasi di circostanza e rimando ad altra occasione - ma ci ritornerò di sicuro - anche il ragionare sul come degnamente trattare l'eredità di un grande artista, delle responsabilità che deve assumersi il territorio, la comunità.
Scusatemi se vi ho proposto solo delle righe essenzialmente emotive.
Italo non è più tra di noi, le sue ceneri sono vegliate da una sua opera estrema; ma anche se muore il poeta, la poesia, la bellezza e l'arte vivono per sempre.