Questo tema del Comune Unico, sorge e risorge ogni qual volta non si vuol realizzare la buona politica o per contrastarne la nascita, la cosiddetta antipolitica. Viene offerta, con Il Comune Unico, in modo demagogico e populista, una proposta che dovrebbe essere risolutiva della crisi della politica, cioè quella capacità di progettare tutti insieme, come momento collettivo e non individuale, quella fondata sulla partecipazione responsabile, sulla condivisione di interessi ed obbiettivi comuni. La democrazia partecipata ed il sistema di sicurezza connesso sono in crisi da tempo, da quando si è affermato un liberismo economico privo di responsabilità sociale e sono stati sostituiti da una politica dell " ognuno per conto suo e si arrangi". A questa insicurezza e incertezza del domani, diffusa specialmente nei ceti popolari, la Destra pensa di rispondere con proteste fine a se stesse, con soluzioni demagogiche di tipo autoritario e securitario: un bel Comune Unico che ci protegge da tutto, gestito in modo decisionista, un presidio unico per l'Elba, contrapposto a tutti, alle singole comunità comunali, viste come un retaggio del passato, al continente vicino e lontano, da Piombino alla Regione, visti come oppressori del territorio isolano, al pericolo dei nuovi invasori. C'è appunto chi pensa che a governare debbano essere solo alcuni interessi, quelli dei potenti, quelli di chi ha i mezzi e risorse ed ai quali soli spetta il compito di governare, ispirati dalle sole leggi del mercato, della competizione, dell'accaparramento fine a se stesso e l'Elba è considerata un bel boccone da sfruttare avidamente; per questi signori non esistono beni comuni, ma beni da sfruttare economicamente. Tutti gli altri, meno fortunati, privati delle istituzioni rappresentative e dei canali partecipativi (Comuni, Partiti, associazioni collettive e financo sindacati), sono tenuti ai margini e ad affidarsi nella capacità salvifiche, di questi ristretti superuomini, dei cosiddetti salvatori. Chi ha i mezzi (questa iniziativa nasce da questo versante) pensa di essere una aristocrazia economica e politica, che si autorappresenta in un Comune unico, visto come luogo esclusivo e selettivo, o come si direbbe oggi, da uomini soli al comando, illuminati dal loro potere economico e refrattari alle regole, alle condivisioni. Ma una società inclusiva non può funzionare così, escludendo una parte di essa dalla politica e mortificare il diritto di ogni individuo all'autodeterminazione. Oggi la politica prevalente è quella populista che invece di cambiare le cose e dare risposte ai problemi, si limita a protestare, a strumentalizzare elettoralmente il disagio, l'insicurezza delle persone, a trovare inesistenti capri espiatori. La sinistra elbana può e deve riprendersi da un letargo che dura da troppo, recuperare la sua identità alternativa e ideologica da questo andazzo, partendo dai valori che le sono propri, dalla sua gloriosa storia di lotta organizzata, collettiva, socializzante e aggregante, di speranza vera nel cambiamento.
Pino Coluccia
Caro Pino,
come mi è capitato altre volte (pur rispettando il tuo punto di vista) non sono d'accordo con te, e non credo neppure che - sul punto specifico - la cosa ti sorprenda, sono così "storicamente" favorevole alla fusione dei comuni elbani da avere la colpa di aver coniato, in anni lontani, l'inelegante espressione "semplificazione istituzionale".
Ciò premesso non ti nascondo che condivido una parte delle tue preoccupazioni, perché, atteso che il comune unico sia una risposta (per me) ineccepibile sul piano della razionalità amministrativa, è comunque importante chi governerà questo processo e con quali scopi dichiarati o reconditi si appresta a farlo.
Non aderirò quindi per il momento al movimento di recente costituzione (il terzo che vedo nascere) per due ordini di motivi: il primo è il "manifesto" che accompagna la sua costituzione: un paciugo di affermazioni "economicistiche" in larga parte non condivisibili, in parte preoccupanti; leggere che si può trasformare l'Elba in una nuova Montecarlo, ad esempio, fa accapponare la pelle, e non riesco a capire come una simile minchiata, possa essere ambientalmente, urbanisticamente, eticamente condivisa da una serie di persone serie che comunque stimo e che l'hanno allegramente "controfirmata".
C'è poi una considerazione molto antipatica da fare, ma dalla quale non posso esimermi.
Ciascuno di noi è frutto della sua personale storia, ma non è disdicevole cambiare parere, elaborare punti di vista diversi. Anzi dubitare e mettere in discussione le proprie affermazioni è segno di intelligenza e tolleranza.
Ciò premesso, sono molto sospettoso quando mi trovo al cospetto di "folgorazioni sulla via di Damasco", e nel caso mi domando come si possa passare da essere manifestamente contrario al Comune Unico, ad assumersi il ruolo di primo promotore di un'iniziativa unificatoria.
La mia firma - non fosse per altro - sotto quella di chi predicava fino a ieri la costituzione della "provincia autonoma dell'Elba" (alla faccia della semplificazione) non ce la metto.
Scritto ciò mi taccio e prometto che non mi lascerò trascinare in noiose polemiche che chiedo ad altri di non alimentare (ho detto quello che dovevo e non aggiungerò una virgola).
Continuerò ad essere a favore del Comune Unico come lo sono stato in questi ultimi 42 anni (la prima pubblica presa di posizione è datata 1978) e nel caso - caro Pino che mi hai dato occasione di puntualizzare - saprò come votare, diversamente da te credo.
Sergio Rossi