Caro direttore,
in questo tempo è inevitabile leggere scritti sul tema della pandemia e dei vaccini.
Quest'oggi, l'intervista all'immunologo Mantovani ha rafforzato in me la fiducia e, nel contempo, ha generato amarezza.
Alberto Mantovani è immunologo di fama internazionale e lavora all'Istituto clinico Humanitas di Milano.
Serietà, competenza, chiarezza e realismo hanno rafforzato la mia fiducia nell'essere umano e nelle sue risorse, presenti e operanti anche nel nostro tempo non facile (ma è esistito qualche tempo facile? la domanda la pongo considerando l'insieme del pianeta e non solo Paesi come il nostro).
L'amarezza viene invece dal condividere il giudizio di "miopia autolesionista" che Mantovani usa per indicare il fatto che, nei piani di somministrazione del vaccino, vengano trascurati i Paesi cosiddetti poveri (o impoveriti). Prendersene cura non solo per motivi etici ma anche per ragioni sanitarie. Infatti, in questi Paesi si sono sviluppate due preoccupanti varianti del covid (Sudafrica e Brasile) e questo interessa e coinvolge tutti perché siamo in un mondo globale. "O ci prenderemo cura del mondo nella sua globalità - dice Mantovani - o queste mutazioni continueranno a toglierci la pace, ma la colpa sarà di una miopia autolesionista".
Mi sembra che sia necessario percorrere la strada della solidarietà e della cooperazione. Un tempo la solidarietà veniva relegata a scelta delle anime belle. Poi è diventata una scelta razionale. Oggi è anche una necessità biologica. L'unica possibilità.
Nunzio Marotti
PS. L'intervista a Mantovani è di Lucia Bellaspiga (Avvenire 28 gennaio 2021)