Salve, mi chiamo Semaforo, il mio cognome è Di San Giovanni, luogo di cui sono originario.
Non sto a raccontarvi della mia infanzia e di quanto fosse apparentemente perfetta la mia vita fino al 2020.
Ciò che mi spinge ad unirmi a questa comunità è la necessità di sfogarmi e di trovare una giustificazione al mio abbandono da parte dell'amministrazione portoferraiese.
Mi sento solo, despresso, perché ho perso i miei tre colori, i miei ritmi, il controllo della situazione. Inoltre sto male per gli altri. Perché sì, il mio malessere non riguarda solo me, ma mette in crisi anche gli automobilisti, i motociclisti e tutti coloro che transitano sul mio trafficatissimo, nonché pericolosissimo, incrocio. Io mi sento responsabile per queste persone e quello che mi fa soffrire è proprio la mia impotenza. E poi mi avvilisce il fatto che i tecnici, inviati dal Comune dopo lunghi mesi dalla notizia della mia indisposizione, abbiano tentato di sistemarmi in maniera, presumibilmente, semplicistica, senza approfondire troppo la mia patologia e lasciandomi quasi intendere che ci dovevo mettere soprattutto del "mio" se volevo guarire.
Un giorno, improvvisamente, ho ripreso a funzionare, ma purtroppo, poco dopo, si è ripresentato il solito problema. Il Comune negli ultimi mesi ha deciso di affidarmi a delle cure palliative perché forse la mia situazione è troppo complessa ed estenuante da risolvere. Da quel momento riesco solo ad emettere un'insulsa luce arancione.
Approfitto di questa occasione per ringraziare quella ragazza che si è affezionata al mio caso, ha cercato di confortarmi e che lo scorso anno, verso maggio, scrisse una e-mail all'Ufficio Lavori pubblici, Viabilità e Infrastrutture stradali ed inoltre, durante l'autunno, telefonò sempre al medesimo ufficio per chiedere se il Comune si stesse interessando a porre fine al mio calvario. Alla e-mail non ottenne alcuna risposta, ma, ovviamente, sarebbe stata un'ingenuità attendersela. Durante l'agguato telefonico autunnale, mi raccontò di aver notato un tono di inquietante leggerezza da parte dell'interlocutore. Per avere conferma della sua impressione, decise di gettare una provocazione, domandando: " Non vorrete certo aspettare che qualcuno muoia in quell'incrocio prima di sistemare seriamente il semaforo?". L'impiegato, dando conferma di quella sensazione di superficialità percepita dalla ragazza, rispose: "Non è morto nessuno in tutti questi mesi, perché dovrebbe succedere?".
(foto dei bei tempi quando ancora funzionavo)