"Viviamo di ricordi", sembra una frase fatta, ma è proprio così: ci concentriamo sul presente, pensiamo al futuro, ma la maggior parte del tempo facciamo continui rimandi al passato. Ci basta poco: un profumo, un sapore, una canzone, un'immagine e subito la nostra memoria ripercorre situazioni già vissute, evoca sensazioni e impressioni legate ad un qualcosa che per altre persone, magari, non ha il benchè minimo valore emotivo.
I ricordi arrivano così, di botto, come un'onda che ti investe: magari stai andando in macchina, sei da poco uscito di casa, fai una curva e... eccola lì... l'immagine scatenante, la scintilla che innesca il combustibile della memoria e che fa esplodere la bomba della commozione: un disco di luce rossa, fissa, della dimensione di un piatto, ti immobilizza e ti ritrovi con l'auto ferma ma accesa, perchè qualcosa nel tuo sistema limbico ti ha ordinato di frenare.
Adesso sei stato catapultato nel passato, allo specchietto hai un deodorante per auto, invece che una mascherina e nel portaoggetti di fronte al cambio hai un pacchetto di mentine, al posto del gel igienizzante. Davanti a te c'è lui, impassibile, preciso e coordinato: il semaforo dell'incrocio di San Giovanni. Capisci allora che un "temporaneo regolatore luminoso di traffico" installato per dei lavori, ti ha improvvisamente riportato ai bei tempi in cui il collega permanente poco distante comandava tutti: auto, moto, camion. Ti ricordi di come eravate entrati in sintonia, sapevi tutto di lui: i suoi tempi, la sue pause, le sue intermittenze. Adesso ahimè, gli sono rimaste solo quelle. Triste rappresentante di una segnaletica verticale che non fa altro che ricordarti che non puoi più seguire le sue indicazioni, ma che devi fare tutto da solo, devi avvicinarti piano piano, valutare le velocità degli altri veicoli e, quando è il momento, immetterti nella provinciale.
Adesso non hai tempistiche sicure, dipende tutto dal traffico, dall'intraprendenza tua e di chi ti sta davanti, non sai se starai all'incrocio in coda per qualche secondo o qualche minuto: non hai certezze. L'unica cosa certa, al momento, è quel lampeggio giallo-arancio continuo, incessante, ipnotico.
A volte sembra quasi che quella luce duri un millesimo di secondo di più e speri. Speri che rimanga fissa e che, dopo un attimo, arrivi il rosso e dopo ancora l'attesissimo verde: invece no, riecco l'intermittenza, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Non pensavo potessi mancarmi tanto, caro semaforo, soprattutto nei momenti in cui, autorizzato da un tuo segnale, potevo entrare sul viale alberato in tutta tranquillità mentre adesso, stai lì, agghindato con delle luci di emergenza foriere di sventura e mi avverti solo di non buttarmi nell'incrocio così... a razzo (sì, a razzo).
Francesco De Pietro