La popolazione estiva del mio appartamento, ad agosto raggiunge il picco massimo di frequentazione, determinando un bell'andirivieni di nipoti diretti ed acquisiti + amichetti/e saltuari che sommano ad una decina di unità giovanili sparse tra i 5 e i 24 anni. Vabbé meglio così che il mortorio, ma ogni tanto bisogna tirare il fiato.
Per una fortuita concatenazione di eventi quindi, viviamo un mezzogiorno di pace a due, intorno ad un pizzo di tavola apparecchiata q.b.
D'improvviso la quiete prandiale è squarciata da un fracasso provendiente dallo stanzino-lavanderia: una botta come se una mazza percuotesse una lamiera, seguita da un ruzzolare di barattoli. Andiamo a vedere: la lavatrice si è spenta ed ha disarcionato tutto quanto ci era appoggiato sopra.
Siccome la speranza è l'ultima dea, ispezioniamo la macchina, vuotiamo il cestello, proviamo a farla ripartire a vuoto: alcuni giri tranquilli poi di nuovo lo schianto, e la macchina ha alcuni sussulti si spegne definitivamente, totalmente... è deceduta.
Vabbé non si potrà dire di lei "funere mersit acerbo", i suoi annetti li aveva, ma niente faceva presagire una fine così repentina.
Passano poche ore e un altro elettrodomestico, l'aspirapolvere, giunge a fine corsa, chissà perché mi viene in mente "La locomotiva" di Guccini, forse per il verso "con l'ultimo suo grido d'animale", in effetti l'attrezzo messo in moto emette un fischio acuto lancinante, lugubre, poi pure lui fumineamente trapassa, e va a raggiungere il bianco feretro lavandiero che ancor si giace pochi metri discosto. Evvabbé - direte - capita, ma è finita? nemmeno per sogno! Nel breve volgere di qualche altra ora e ad impazzire è uno smartphone neanche triennale, che inizia a segnalare a ripetizione messaggi ricevuti e chiamate inesistenti, spento, riacceso, resettato, chiuse le app, chiamati a consulto i giovani esperti ospiti. Niente da fare, anche perché una volta riacceso inizia a scaldarsi, ovviamente continuando a non ricevere né inviare chiamate di prova, e continua la febbre fino a giungere a temperatura sufficienti per friggerci un uovo sopra. Sapendo che grosso fango può fare una minuscola batteria al litio quando decide di esplodere, decidiamo di cantare il "de profundis" anche a lui.
Mi viene da rimpiangere il mio primo cellulare: un Motorola di più di 25 anni fa, pesante e buono anche come arma di difesa personale, perché se lo davi in testa a qualcuno rischiava il trauma cranico, lo stesso che mi cadde di tasca mentre andavo in vespa e che, raccolto in pezzi e riattaccata la batteria, funzionava come prima.
Tocco con mano il provenire da un'altra era, quella in cui gli oggetti duravano nel tempo, e quando si guastavano c'era perfino chi li riparava, ora tutto costa (relativamente) poco, fatte salve le corse dei coglioni all'acquisto dell'ultimo costosissimo, ipertecnologico modello, da sfoggiare più che da usare, che dopo sei mesi si troverà sul mercato, in originale o imitazione funzionale a un terzo dei soldi pagati. Tutto costa poco ed è fatto per non durare più di tanto.
Gli esperti chiamano questa folle filosofia consumistica, sprecona, inquinante, diseducativa: "OBSOLESCENZA PROGRAMMATA" è lei (favorita da un bel po' di "sculo") che ci ha colpito tre volte.
Non dico di sentirmi programmato, avendo passato buona parte della vita a saltare controcorrente, ma un po' obsoleto mi sento.