Via Val di Denari 34 interno 6, nel dopocena si chiacchiera con le nipoti. Frida, decenne, inizia a fare le prove preadolescenziali di contestazione delle norme stabilite. Stasera, appreso che epistassi significa "sangue dal naso", stigmatizza la sovrabbondanza di termini nella lingua italiana: "Ma perchè bisogna conoscere così tante parole?"
Gli adulti al tavolo tentano di spiegarle come la ricchezza del linguaggio di una persona sia un'arma che consente di vivere meglio, di avere perfino un più rilevante ruolo sociale.
Il più anziano tra i commensali, evidentemente a rischio di incipiente rincoglionimento, si lancia addirittura in una parafrasi del titolo di una cinquantennale opera di Dario Fo: "L'operaio conosce cento parole, il padrone mille, per questo lui è il padrone".
La bambina digitale, non capisce lo sproloquio dell'antico sovversivo, ma per educazione annuisce, mentre l'anziano prova ad uscire dai vaneggiamenti in cui si è intramagliato dicendo: "Lo capisci che nella vita è anche importante avere cu...cu..." attendendosi il completamento del lemma "cultura".
"CULO!"
Arriva come una bomba di ilarità al tavolo; ad aprire bocca è stata Anita (anni 5) che fino ad allora pareva disinteressarsi del tutto delle "chiacchiere dei grandi".
Ma, appena si placa la bordata di risate, la furbastra tenta di buttarla in corner mentendo spudoratamente:
"Non ho detto culo.. ho detto cumulo"
"E che vuol dire cumulo?"
"Eh... eh... tanta roba insieme"
E invece a ripensarci ha ragione Anita prima versione, sì, nella vita ci vuole anche culo.