Non condivido la critica che viene rivolta al Governo e al Parlamento per la scelta fatta di aiutare il popolo ucraino nella lotta contro l’esercito russo con l’invio di armi. Sono portato a rispettare sempre chi ha opinioni diverse dalle mie. Anzi il confronto mi piace e non poche volte mi sono dovuto arrendere e riconoscere di essere io dalla parte del torto.Quello che mi inquieta, questa volta, e che non riesco a tollerare è la evidente, plateale distorsione della realtà. La rilettura volutamente parziale dell’art.11 della nostra Costituzione. Per sostenere la propria contrarietà alla fornitura di armi si richiamano solo le prime parole di quell’articolo. Il resto lo si ignora.
E’ vero, l’articolo 11 della Carta afferma che “l’Italia RIPUDIA la guerra”. Ma dice anche altro. Dice anche che L’Italia ripudia la guerra “come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo per la risoluzione delle controversie internazionali”.
Non sto a citare quei costituzionalisti che, in questi giorni, ci hanno chiarito il significato dell’articolo in questione. E ci hanno fatto sapere che la nostra Costituzione, nata dalla resistenza, dalla eroica lotta “armata” contro il nazifascismo, non impedisce di aiutare, con armi, un popolo vittima di una criminale aggressione.
Non posso però fare a meno di riportare, in parte, il pensiero del nostro Presidente della Repubblica. Nell’intervento che ha fatto in occasione dell’incontro al Quirinale con le Associazioni partigiane, combattentistiche e d’arma per celebrare il 77° anniversario della Liberazione, ha duramente condannato “l’attacco violento della Federazione russa” al popolo ucraino con queste parole: “La pretesa di dominare un altro popolo, di invadere uno Stato indipendente, ci riporta alle pagine più buie dell’imperialismo e del colonialismo”. Ed ha anche aggiunto che dal giorno della nostra liberazione , “dal nostro 25 aprile viene un appello alla pace. Alla pace, NON AD ARRENDERSI di fronte alla prepotenza”. Parole semplici e chiare, che condivido totalmente.
Giovanni Fratini
Sai cosa Giovanni? Leggendo le tue considerazioni mi sono tornate in mente le parole di Pietro Ingrao di tanti anni fa, quando esordì in una seduta del Comitato Centrale del PCI con il famoso "Compagni non mi avete convinto...".
Poi navigando ancor più a ritroso ho risentito la voce amica e graffiante di Caterina Bueno: "Ci hanno legati al carro - con targa u esse a - il valzer dei colonnelli - dei fascisti e dei parà - la NATO non è un fiore, la NATO non è un fior..."
Infine mi sono rivisto in un pomeriggio romano, camminare in mezzo ad un mare di gente verso Piazza San Giovanni, sotto le bandiere con i colori dell'arcobaleno: "Né Pershing, né Cruise né SS20" e "Dalla Sicilia alla Scandinavia - no alla NATO e al Patto di Varsavia" fino all'irriverente "Missilini e missilotti - tutti in culo ad Andreotti!"
Premesso che aggredire un'altro stato sovrano è - in ogni caso - inaccettabile, e che non mi si può iscrivere tra i filo-putiniani (ma neppure un po'), non mi hai convinto, anche se non contesto quello che dici, e non mi avventuro in interpretazioni costituzionali.
Non condivido di testa, di cuore e di pancia la tua granitica convinzione della giustezza dell'inondare di armi ancor più micidiali quello che è già il teatro di un massacro, per raggiungere quanto prima la pace, sì, ma la pace eterna di un cimitero ancora più sconfinato di quello che si sta riempiendo.
Sai cosa caro Giovanni? penso che il "si vis pacem para bellum" (emblematico che "parabelllum" sia diventato anche il nome di un micidiale mitragliatore) poteva - forse - essere condiviso ai tempi di Vegezio, quando, appunto, si parlava latino e le guerre non comportavano il rischio di olocausto nucleare, e i morti non si contavano in centinaia di migliaia.
Mi ritrovo, caro Giovanni, curiosamente, da agnostico, da filosoficamente allineato con Beltrand Russel e con il suo "Perché non sono cristiano", a condividere in toto le parole, perfino le virgole di Papa Francesco, constatando al tempo stesso quanto, per molti di voi credenti, di voi cattolici, le sue soffenti invocazioni di pace, il suo monito alle diplomazie del pianeta ad adempiere (sennò che cazzo esistono a fare?) al loro compito di trattare, dovendo decidere, diventino una sorta di "optional".
Sono diventato - perdonani l'irriverente parallelo - come Francesco, un vecchio "pacifondaio"