Cari lettori, è accaduto in più volte e recentemente in occasione dei sequestri di materiale non regolare effettuati presso degli esercizi da parte della Capitaneria di Porto, che dei lettori abbiano lamentato la non pubblicazione dei nominativi degli esercizi colpiti dal provvedimento.
Iniziamo col dire che in questi come in simili casi, noi ci limitiamo di norma a riportare le indicazioni che ci vengono fornite da i diversi organi di polizia, i quali evidentemente compiono delle valutazioni sulla opportunità di rendere più o meno completa ed esplicita una informazione.
C’è inoltre da far notare, che quando si ipotizzano violazioni della legge di una certa entità, su cui intervengono le Autorità Giudiziarie, è comunque opportuno rispettare la presunzione di innocenza dei cittadini interessati, fin quando i fatti che si contestano non siano “passati in giudicato”.
La discrezionalità di un informatore, che decide se dare o non dare notizie (o particolari di notizie) di cui è a conoscenza pure diversamente acquisita rispetto alle fonti ufficialiscatta (pure in presenza ad esempio di indagini ancora in corso) quando si trattano fatti “socialmente rilevanti”.
Ad esempio, il visibilissimo sequestro di un (probabile) abuso edilizio, l’arresto o la denuncia di un personaggio pubblico, non possono essere comunque taciuti, così come provvedimenti assunti in flagranza di reati che provochino sconcerto e pubblica emozione.
In paesi diversi dal nostro, anche democratici, sono in vigore regole pure più strette, ed ai giornalisti le autorità competenti forniscono notizie relative ai reati, solo dopo le emissioni di sentenze o quanto meno a giudizio in corso. Certo ragioniamo di stati in cui i tempi della giustizia sono assai più rapidi che nel nostro, ma tanto è.
Per tornare al caso di specie, comprendiamo che conoscere immediatamente l’identità di chi “sgarra”, del ristoratore pescato a frodare la sua clientela, sarebbe un arma in più per i cittadini consumatori, e di converso un riconoscimento per chi lavora in maniera corretta, ma anche il sapere che chi viola la legge rischia (e non poco) dovrebbe agire come disincentivo a comportamenti “furbi” e fraudolenti, verso i quali sarebbe magari necessaria pure una maggiore durezza delle norme, ma questo è ancora un altro discorso.