Io: “Ohi ohi che popo’ di pettata che m’e’toccato fa e come ponzo, sembro un mantice! Ci vorebbe ma una bella bira!”
Nonna: “E rieccolo a Rufolacervelli! Il maiale sogna le ghiande e lui la bira! Impippiati meno di troiai e vederai che un ponzi più!”
Io : “Certo de’, quando eri quaggiù e avevi fatto solo mezza prima perché ti garbava di più anda’ ai Bagnetti (Grigolo) a gioca‘ a Cimbe‘ o a bottoni, eri anche più educata e più gioviale, ma da quando t‘hanno messo in questi piani arti dove si doventa tutti imparati, e mi fa l‘idea che tu sia doventata parecchio scorbellata!“
Nonna: “E mi fai scorbella’ te che ogni du menuti vieni quassù, fai una faticaccia cane, un dimagrisci e mi fai sempre i soliti discorsi da giramento di corbelli; poi alla fine lo sai che mi ci trovi!”
Io : “O C’avete l’orologi da rimette, magari cerca un po’ di Nanni il Calafati e faglici da un’occhiata bona come quando andava a rimette l’ora all’orologi der comune o c’avete da cambia’ i calendari, perché un mi sembra che sieno passati solo du menuti dall’ultima vorta che so venuto! Comunque lasciamo perde, ti volevo solo rammenta’ che tra quattro giorni è Feragosto e passando dar Grigolo, vedendolo così spento e abbandonato e guardando il posto della nostra tavolata di mezz’estate sotto i tamerici ai bordi del piazzale sotto le scalette, mi so tornate i mente tutte quelle battute, quelle risate, quelle tegamate di roba, quelle discussioni, quelle spedizioni con le barche a trova’quell’artri scandoli alle Viste, quelle canzoni e quei passi di Tango e di Valzer da impenninati, quelle passatelle con gli amici del bar da Nando che il pomeriggio ci venivano a trova‘….
Nonna: “lo vedi che ho ragione io quando ti dico che fai sempre i medesimi discorsi tonti… Pigliala come viene, un ti fissa’ con quello che eremo e col Grigolo e piuttosto fai come t’ha sempre detto la tu nonna: “lascia perde i Bagnetti e vattene pe la Calata a cerca’ un po’ di pincia bona!”
Io: “farò così, ma mi sa che di pincia bona bona ora ne trovo poca e comunque te sai quarcosa che un mi voi di!"
Nonna: “o che devo sape’, un par di coglioni! Comunque scherzavo, vieni quando voi e raccontami te quarche cosa, magari come hai passato il Feragosto tra l’artolocati …e mi raccomando un be’!
Michel Donati
Nota esplicativa del Direttore
Cimbé (o più raramente Ghiné) sarebbe definito in italiano come il gioco della Lippa.
Un bastoncino di legno con le estremità tagliate a spigolo, si colpiva con un altro bastone per farlo saltare in aria, e al volo lo si colpiva di nuovo cercando di mandarlo più lontano possibile.
Il gioco un po' puerile è citato in una canzone goliardica elbana degli anni 60:
"Vogliam che l'E.V.E. più non si smerdi
con le regate e le soirée
sagra del tordo, pesca del tonno
e campionati di CIMBE'
Dateci un'autobotte
carica di chabry
e per ciascuno tre o quattro potte
da cucinassi lì per lì"
L'aria musicale era un po' blasfemamente quella del canto religioso "Noi vogliam Dio che è nostro padre..."