Il juke-box marca Wurlitzer (so che alcuni oggi resistono arredando come pezzi di "modernariato" case snob) in quella mattina suonò per almeno una mezza dozzina di volte "Yes it is" (un po melensa) e "Ticket to ride" (più brillante) il 45 giri dei Beatles appena uscito.
Erano le canzoni che io e la mia prima fidanzatina che veniva dalla Romagna (madonna che "cenciata" ci avevo preso!) di quasi sessanta anni fa, avevamo scelto come colonna sonora del nostro amore adolescenziale.
Ci eravamo rifugiati all'ìnterno del bar della Bussola alle Ghiaie, negandoci il temporaneo "infratto" nei giardini, luogo di limitate, quasi caste, pomiciate, e di sfottò cantato dal bastardo di turno: verso chi veniva scoperto a porle in atto: "Ella, ella ella - C'è quarcuno che fa, franella!"
La necessità di quella Dylaniana fuga al chiuso della Bussola, che ci cantava "Come in, she said, I'll give ya shelter from the storm" (vieni, lei disse, ti offrirò un rifugio dalla tempesta), era però dettata da una pioggia iniziata con le goccette di un "acquastrino" e trasformatosi in "acqua come le noce" o "acqua come le funi" che venne giù dal cielo per ore.
Piovve intensamente quel giorno su una infinita spiaggia delle Ghiaie libera (e che diamine!) dalle multicolori cacate ombrellettino-concessorie, piena di ciottoli pure grandi non ancora rubati da turisti fave a caccia di petrosi souvenir, piovve sui cavalloni che rompevano in schiuma di mare pulito, piovve sui rigogliosi giardini non ancora spelacchiatamente resi modello Topa-di-Nonna (o di pornostar a scelta).
Piovve, ma senza il risultato di svegliarci, come una secchiata d'acqua, dai nostri sogni, dalle nostre granitiche certezze che, quando saremo stati noi a comandare, avremmo costruito un mondo più giusto, più libertario, più solidale, più vivibile, più pacifico, con più amore per il prossimo.
Aù Bauli! (intraducibile espressione di dileggio ferajese)
Fu un Ferragosto molto, ma molto, diverso da quello di oggi, e non solo pluviometricamente.